Nuovo doppio album dal vivo, il secondo in un anno, che questa volta documenta il concerto in solitudine che il pianista di Allentown diede nel settembre 2005 a New York, dopo quasi dieci anni in cui non si era più esibito in solo negli States.
Ad un primo ascolto ho ritrovato immediatamente le atmosfere, il pathos, le emozioni che caratterizzano Radiance, l'album precedente. Dopo più passaggi nel lettore, compreso un ascolto comparato tra i quattro cd, sostanzialmente il giudizio non cambia. Forse meno a fuoco, leggermente meno intenso, il nuovo disco. Ma forse è anche la omogeneità delle soluzioni e delle situazioni musicali, che là suonava più fresca e qua più risaputa. Il concetto di concerto per pianoforte solo in Jarrett si è profondamente modificato nel tempo e dopo la malattia che lo ha tenuto lontano dal palcoscenico. Se prima il flusso creativo era lungo, spasmodico e sofferto, senza nessuna interruzione, oggi le improvvisazioni non sono più torrenziali, hanno una durata più breve e permettono al pianista di rifiatare, concedendosi ripartenze con climi e tempi completamente diversi di brano in brano. Jarrett parte veloce, dipingendo con rapide pennellate quadri astratti (Part 1-3-6), per poi modulare brani mossi e scanditi dai tipici ostinato fatti di grappoli di note basse (Part 2-9-10) che da sempre ne caratterizzano le improvvisazioni. Il vero clou del concerto sono però le improvvisazioni a tempo lento (Part 4-5-7-8), temi lirici spumeggianti di cantabile bellezza, con melodie che si fatica a credere nate al momento. Cinque i bis, tra cui il superbo "My song" e, unico standard, "Time on my hands" di Gershwin.
Tutto molto bello, con una punta e forse più di dejà vù, come lucidamente commenta John Corbett nel recensire l'album su Down Beat. Giudizio piuttosto severo ma condivisibile, e che, nella sua brevità, vi riporto: «More Jarrett solo? Does the world need more? Really? However good it is, isn't there just enough on the market, or is there a burning desire for two more discs' worth ? This is good, of course, coursing and undulating, and romantically sensuous and violent. But enough is now officially too much».
Qui la scaletta dei dischi e la possibilità di ascoltare i primi 30 secondi di ogni brano.
Roberto Dell'Ava