Enrico Marco Cipollini
Analisi dei Rapports cabanisiani
Antropolgia filosofica
Litho Commerciale, Novi Ligure, 2015, € 20,00
ludovica@lithocommerciale.com
Questa nuova edizione è la rivisitazione della 3ª ristampa pubblicata da L. P. E. nella collana “Studia universitaria” e si prefigge di riportare alla luce l'ideologo Cabanis, il quale, nonostante la grande influenza esercitata sulla scienza e la filosofia, è stato volutamente misconosciuto. Il perché è affrontato in tale saggio.
Già il termine ideologia si contrappone a psicologia in quanto il primo dà adito allo studio dell'anima –psyché– quindi una concezione tradizionale della psicologia come scienza dell'anima. L'ideologo Cabanis, figlio dei filosofi dei lumi, non guarda all'ontologia bensì all'osservazione dell'uomo concreto agente in un contesto altrettanto concreto. Riprendendo dall'empirismo lockiano e dal suo sviluppo sensista condillachiano, formula una psicofisiologia ovvero inserisce nella speculazione filosofica la fisiologia per meglio realizzare il suo progetto, una inter-relazione fondamentale esistente tra mente e corpo, tra moral et phisique dell'uomo. Relazione fondamentale, fondando su prove la scienza medico-psicologica come oggi la intendiamo. Il Nostro rompe con lo schema dell’obsoleta e tradizionale filosofia e medicina (per questo lo si trova sia nei libri medici che in quelli filosofici) che aveva demarcato il regno del fisico e dello “spirito”. Non a caso Lamarck, Darwin, Spencer, Charcot, Breuer, Freud sino agli studiosi contemporanei lo citano espressamente o si rifanno alle sue intuizioni e idee espresse nelle dodici memorie che costituiscono i Rapports du physique et du moral de l’homme. In effetti Cabanis sottopone l'uomo concreto ad un'indagine scientifica e dettagliata, un'analisi tipica come si riscontra nella chimica: scomporre, decomporre e riunire l'uomo e il suo pensiero che risentono delle variazioni dell'organismo secondo l'età, il sesso, le malattie, il clima e altre variabili. Solo da qui «si sviluppano il pensiero la volontà, le passioni» (Felice Mondella, 1971) dell'uomo nelle pagine magistrali che l’epistemologo e medico dedica al Nostro sulla riforma della medicina. Non l'unico studioso ad approfondire tale aspetto della ripresa dello spirito ippocratico della medicina ovvero non più arte ma scienza (e non sapere libresco). Tale, per statuto, non dogmatica o fideistica, si deve basare su fatti suscettibili di sperimentazione, su fondamenta biologiche e fisiologiche, giungendo così ad affermare che «il morale non è che il fisico considerato sotto certi punti di vista più particolari». Il retroterra filosofico e medico è ricco: da Locke a Condillac, ai grandi scienziati quali Haller, Sthal, la Scuola di Montpellier nonché i fertili dibattiti che si tenevano tra i philosophes e non solo (ad esempio Franklin che fu definito da Hume, “il primo filosofo d'America”) che si tenevano ad Auteil nel salon di madame Helvétius. La parte fondamentale dell'opera cabanisiana è trattata dalla quarta alla decima memoria. Si formula la tesi di un uomo interiore dell'impressioni “non percepite” ma «inconnues, inapperçues» che diverranno tali, con Janet, inconscio. Dalla medicina come arte a medicina come scienza sino alla nostra conclusione ad per una concezione globale e non astratta, antropologica dell'uomo. (Nota editoriale)