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In libreria/ Pina Rando. Attesa 
La corsa dei fuochi. Poesie per la musica di Ida Travi
19 Marzo 2015
 

...i lampi del giorno e lo scintillio delle stelle hanno il rigore dei concetti … il meditare dell’essere ha l’abbagliante impeto delle onde folgorate dal sole … il sapere ha un respiro e il vento che scuote gli alberi ha la forza di un’illuminazione interiore... (Antonio Prete)

 

 

Nella letteratura e nell’arte il sentimento dell’attesa, sempre intimamente legato al sentimento del tempo, viene coniugato dal poeta o dall’artista in rapporto alla propria sensibilità e cultura.

Tempo interiore – non cronologico, non oggettivo – è l’attesa.

Le emozioni che ne derivano si colgono nei versi che, come quelli della poetessa Ida Travi in La corsa dei fuochi. Poesie per la musica, si fanno frementi e vivi, non si dissolvono, fluiscono, hanno una meta. Sono testi poetici che, attraverso la lingua creativa e fantasiosa del “tempo primo”, s’inseriscono nel rapporto tra “oralità e scrittura” fondante la poetica dell’Autrice. Poesie scritte con l’intento di essere musicate, e in parte lo sono state.

Al lettore/ascoltatore, attento e sensibile, poesia e musica appaiono, soprattutto, come una sorta di universo dove ogni verso, ogni nota assumono la singolarità, la profondità dell’essere poeta, assieme a tutte le modulazioni musicali del pensiero: il pensiero che s’intreccia alla poesia e si esprime in canto.

Pensiero poetante ha definito Antonio Prete quello di Giacomo Leopardi, “pensiero che canta” si potrebbe definire la poesia di Ida Travi nella quale... i lampi del giorno e lo scintillio delle stelle hanno il rigore dei concetti … il meditare dell’essere ha l’abbagliante impeto delle onde folgorate dal sole … il sapere ha un respiro e il vento che scuote gli alberi ha la forza di un’illuminazione interiore... (Antonio Prete).

Sì perché è là,... nel buio di un luogo interiore... – scrive la Travi nella nota introduttiva – che... nasce la poesia. Nasce nel buio ma, sotto la spinta di un’energia totalizzante, si libra nell’estasi visionaria. È la forza che investe e anima la natura, gli uomini, le cose e scompagina l’ordine codificato: i fiori che bussano alla porta … l’onda che sale alla collina …

La riflessione poetica della Travi muove certamente da un luogo fisico che è quello natale, rappresentato soprattutto negli elementi del paesaggio della campagna lombarda, la cui natura potenzialmente idillica, viene frequentemente turbata da oscure presenze (... il verde è caduto dal petto in lacrime … tenete lontano l’esserino dalla terra impantanata, cullatelo più in alto …) che insinuano il disagio, negli uomini e nelle cose.

Uomini e cose sembrano muoversi nel vuoto, collocati in un tempo non-tempo, dove si affrancano dalla dimensione del reale per raggiungere consistenza nel persistere seducente del sogno. Il lettore, ascoltando le parole/canto della poetessa, si sente come avvolto da un’atmosfera argentea nella quale ogni luogo, ogni persona, ogni cosa assumono trasmutazioni cromatiche per dissolversi poi in struggenti dialoghi, in una lingua dalla preziosa orditura orfica: Madre, posso andare?... I fiumi se ne vanno … C’è un incensiere …

Con l’infanzia che torna (culla … tazza … cuscini bianchi...) nel doppio gioco della poesia/musica, che è anche visione e smarrimento, si può cogliere il messaggio di Ida Travi, un messaggio che mentre si colora di risonanze perturbanti, si profila anche come sogno profetico e sovrastorico, oltre la memoria del visibile, un messaggio che sa di attesa: … alla fonte la madre / aspetta, aspetta … nella casa il bambino aspetta, aspetta … aspetta il ramo, il ramo aspetta …

Un’attesa che potrebbe avere implicazioni metafisiche e, forse, anche religiose; ma… può anche essere solo l’attesa di chi si fa corpo nello sguardo rivolto verso il buio, dove si stratificano il timore, l’angoscia, la speranza. I significati dell’attesa, in realtà, si rincorrono e si allontanano inafferrabili ed enigmatici: per ritrovarli è necessario riflettere su se stessi, nel silenzio.

Dal silenzio ha origine la profondità della parola, e ciò che essa rappresenta diventa qualcosa di più del reale, diventa un mondo fatto di ricordi sedimentati, sepolti, selezionati: … il libro aperto lì, tra le ginocchia / non dirà mai l’oscurità del viso /... di lei che si allontana, mormorando appena … Tre o quattro pesci volanti / sfiorano le teste bambine, e sono uccelli …

Dal silenzio nasce la parola poetica dai sensi infiniti: diventa, nella voce della Travi, anche il canto nostalgico dell’anima.

I fuochi in corsa vorrebbero essere, quindi, un richiamo ai primordi del mondo, alle origini enigmatiche o alla luce perduta.

Il titolo, spiega l’Autrice, rimanda alla scena d’apertura dell’Orestea di Eschilo e sono quei fuochi che, uno dopo l’altro, si accendono sui monti per annunciare che Troia è caduta. Torna Agamennone. Ma chi darà la notizia alla regina?

A chi sa io parlo volentieri, a chi non sa io taccio dice la sentinella. Silenzio o parola? Solo Poesia: perché è dal silenzio che nasce la parola e dal silenzio si genera la poesia catartica.

A chi non sa io taccio … Non c’è comunicazione senza silenzio. Nei momenti più solenni della vita comunichiamo solo attraverso il silenzio. La parola disturba: taci!

Silenzio, parola, musica e canto sono annodati tra loro dal filo d’oro del Pensiero, del meditare, sono i momenti più alti e più pieni della nostra vita spirituale, sembra dirci Ida Travi, i più consolanti, anche se i più tormentati.

Un’opera, La corsa dei fuochi, altamente sinestetica, ma significativa sul piano poetico e artistico: un frammento dopo l’altro di suggestiva poesia, come tessere del mistero assoluto che ci circonda, introducono in un tempo sospeso, il tempo del sonno e del sogno, della discesa nell’inconscio. Un viaggio in un mondo struggente dove la poetessa, trasfigurando la natura stessa, diventa voce poetante/cantante di un inconscio individuale e collettivo nel quale stanno depositati i nuclei delle verità prime del nostro esistere.

 

Pina Rando

 

 

Ida Travi, La corsa dei fuochi. Poesie per la musica

Moretti&Vitali, Bergamo 2007, pp. 120, € 18,00

(Volume con CD Audio. Voce recitante: Ida Travi. Voce cantante: Patrizia Simone)

 

 

»» Ascoltate "I grilli", brano tratto da La corsa dei fuochi,
musica di Andrea Mannucci e voce di Patrizia Simone (da Youtube)

 

 


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