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Wendy Guerra. In Albis
19 Marzo 2015
   

La paura, figlia mia, non è per ciò che diciamo, ma per ciò che tacciamo”

A.T.

 

 

La Sonora Matancera disertò integralmente in Messico il 15 giugno del 1960. Grandi artisti come Celia Cruz, Benny Moré, Bola de Nieve, Rosita Fornés, Eliseo Alberto Diego, Francisco Céspedes e moltissimi artisti plastici cubani, hanno costruito le loro carriere in quel grande paese.

Che cosa ha il Messico che dà conferme a ciò che a Cuba è tanto difficile fare proprio?

Non so se furono gli elettroshock o il dolore di essersi portata dietro il marchio di pecora nera dalla scuola d’arte fino alle emittenti radiofoniche in cui lavorò, il fatto è che a 48 anni ebbe un enorme lapsus, restò in albis, o, per dirlo in modo diretto… perse la memoria. I medici diagnosticarono ad Albis Torres Gómez de Cádiz Silva – mia madre – un Alzheimer che terminò con i suoi giorni, cancellando le sue esperienze, le sue illusioni, i suoi gesti, le sue parole, le sue idee, la sua poetica quotidiana e tutto il patrimonio intellettuale che le serviva da memoria per respirare, per vivere; per essere semplicemente Albis.

Mentre il suo programma “Palabras contra el olvido” (Parole contro l’oblio, ndt) recuperava e trasmetteva l’opera sparsa di svariati cantanti e compositori contadini, improvvisatori o strumentisti sconosciuti, lei perdeva poco a poco la memoria e, mentre lottava contro quei vuoti, usciva a recuperare, con il suo enorme registratore Nagra, tutti quegli autori e interpreti della vecchia trovache, come lei, vagavano smarriti.

Mia madre fu allora bersaglio di derisione e svilimento, il suo voler recuperare vecchie voci risultava ridicolo, e per i molti che la videro riesumare quei documenti sonori, o tirar fuori quelle vecchie stelle dai bar di quartiere per registrare le loro opere che odoravano e sapevano di rum acido e amaro, lei era una vera pazza. Lo fu a tal punto che il suo programma venne battezzato dagli esseri comuni “Palabras contra el oido” (Parole contro l’udito, ndt), aveva un piccolo pubblico, era apprezzato solo da persone sensibili che comprendevano che quel recupero della memoria sonora era anche il recupero della nostra memoria sentimentale autentica.

Il suo piccolo lavoro si trasformò nel fenomeno “Buena Vista Social Club”, peccato che lei non riuscì ad ascoltarlo, a vederlo e ad applaudirlo nelle grandi piazze in cui attendevano tra gli applausi i suoi longevi amici, virtuosi veterani ricolmi di ferite di guerra. Molte delle registrazioni che lei aveva fatto con le sue mani divennero il demo stesso degli arrangiamenti che oggi sentiamo nei dischi e nelle presentazioni degli straordinari superstiti della musica cubana.

Parallelamente a tutto questo lavoro, mia madre non smetteva di scrivere poesia, prosa e teatro per bambini… ma… nonostante inviasse continuamente i suoi originali alle case editrici nazionali… non ricevette mai una risposta.

Il silenzio è uno schiaffo eterno e, naturalmente, la forma perfetta di censura con cui ci si abitua a operare in sistemi chiusi come il nostro. Il silenzio ti tiene allerta, nel sacco… e soprattutto… con il terrore di non essere accettata. Non sappiamo quale sia la risposta e nemmeno i nomi dei nostri veri censori. Semplicemente Albis Torres morì senza essere pubblicata a Cuba.

Mia madre apparve nella rivista El Caimán Barbudo e, grazie a Margaret Randall e la sua antologia sulla poesia femminile a Cuba: Breaking the Silences, le sue prime poesie videro la luce.

Un po’ più tardi Victor Rodríguez Nuñez, e la sua splendida antologia Usted es la culpable (Lei è la colpevole, ndt), segnarono un’altra tappa del suo percorso, e si intessé così il mito di una donna pubblicata – post mortem – solo dai suoi amici di Cienfuegos e dai suoi fratelli dell’Avana che vinsero la battaglia contro i mulini a vento, riuscendo a recuperare la sua memoria perduta in un piccolo libricino che oggi, come tributo a tutta la sua vita e opera, è un’edizione di lusso de La Universidad Autónoma de Nuevo León. Per iniziativa di José Garza e di un eccellente gruppo di editori (anche poeti e scrittori) si lancia ora la magnifica raccolta ideata da William Navarrete, con la copertina del suo idolatrato Leonardo da Vinci e all’interno illustrazioni dell’artista cubano residente a Monterrey Segundo Planes. Siamo così riusciti a completare il meraviglioso lavoro iniziato a Cuba da Sigfredo Ariel e Atilio Caballero tra Cienfuegos e l’Avana per fare giustizia e rompere il silenzio di un essere sensibile che aveva tirato fuori dall’ostracismo, con talento e umiltà, molti artisti e interpreti cubani.

Sono grata al Messico e alla sua lunga tradizione di rischiarare l’opera di artisti insulari eclissati e messi a tacere per accompagnarli nel viaggio verso la luce.

Mamma, tu sei la mia stella, e nemmeno dieci mila censori insieme potranno far tacere la tua voce che è la mia e quella di molti autori cubani. Nella costellazione in cui si trovano, nei loro versi e in ognuna delle loro parole, nel loro respiro, o nelle loro immagini più crude ti cercherò e ti troverò. Prometto di aiutare a pubblicarli e a diffonderli perché niente di questo dolore sia in vano. Ora sì brilla stella mia, io veglio sui tuoi sogni come un giorno tu vegliasti su ognuno dei miei. Siamo un essere solo che cerca di dire qualcosa che è rimasto sullo stomaco, un paese ridotto al silenzio, spiaggia imprigionata, onda rinchiusa nel dolore e nella paura. Adesso sì, mamma. Riposa in Pace, la tua voce vola, ormai è libera.

 

Wendy Guerra

(Habáname, 15 marzo 2015)

Traduzione di Silvia Bertoli


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