DI QUESTO RESIDUO TEMPO
(a Eleonora nel suo giorno onomastico)
Di questo residuo tempo
disadorno di parole
lumina solis
mi trattieni dal nulla
davanti al foglio di carta
che riconferma l’azzardo di sempre
al riparo dalla malinconia del sopravvivere
e sospendi il tempo
dalla tua kilometrica distanza.
Qui non accade niente
se non la fedeltà ai libri
ai rituali del giorno dopo giorno
misura di stupore
alla sfioritura delle ansie
per luoghi che restano interi
nella pronuncia ostinata del cuore
per un desiderio d’amore che torna
dalla sabbia degli anni.
Le rifrazioni dei tramonti
disegnano le geometrie delle cose
che non esistono più
nella loro antichità fabulosa
e si smarrisce il giorno
nella cesura di un verso
sospeso sopra margini dirupati.
(21 febbraio 2014)
GLI ANNI
Si dissolvono gli anni
nel maggio di sole
come le fantasie del cuore
segnato dalle notti della mente.
La tua assenza è radice inesorabile
dei mancamenti
padre-ragazzo che non conobbi
mio destino non usurato dal tempo
di giorni senza parole
e nella pena senza pianto
con te
gareggio nel lamento
di nostalgia
finché non saremo nella morte
ricongiunti una volta per sempre.
(26 maggio 2014)
*
Camille Claudel in una lettera ad Auguste Rodin: “C’è sempre un’assenza che mi tormenta”.
I versi in corsivo sono presi dall’Ifigenia in Tauride di Euripide nella traduzione di Dario Del Corno e Vincenzo Consolo.
DEL SILENZIO E D’ALTRO
Il silenzio scherma la felicità leggera
Del cerimoniale giornaliero delle abitudini
tra stilografiche e inchiostri
livre de brouillon e dizionari
aoristi e periodi ipotetici
di terzo tipo.
E intanto che guardo verso le pareti
piene dei libri d’una vita
intrattengo amorose corrispondenze
con quelle antiche voci
e il silenzio dintorno colma
il mio silenzio interiore
le solitudini della nostalgia
e l’ alternarsi delle speranze
nel ripetersi dei giorni che passano
sul calendario lontani e altrove.
Le vent se lève… il faut tenter de vivre
nella mia protetta terra impareggiabile
di cose senza compenso.
(3 marzo 2015)
&
“Dentro la stanza i libri/ la stanza è piena di libri/ i libri sfaldano certezze presunte/ ma nella stanza ci sono questo è certo”.
Franceso Paolo Memmo, Variazioni sull’albero (In via esplorativa, Il Ventaglio, Roma 1991)
“La cella e il libro sono le stanze della solitudine e del silenzio. Della solitudine, la cella
[…] Del silenzio, il libro, deposito della memoria, antidoto al caos dell’oblio, dove la parola giace,
ma insonne, pronta a farsi incontro con passo silenzioso a chi la sollecita. Amico discretissimo,
il libro non è petulante, risponde solo se richiesto, non urge oltre quando gli si chiede una sosta.
Colmo di parole, tace.
Giovanni Pozzi, Tacet, Adelphi, 2001.
Il verso in corsivo è il primo della strofa XXIV di Le Cimetière Marin di Paul Valéry.
CANALE KILOMETROTRE
Mia dimora di solitudine e di fantasticherie; mio orizzonte incantato che mi colmi. Dove trasmigrano i luoghi al tramonto col disco del sole che lentamente scompare nell’incurvatura delle colline e il golfo oltre i ruderi dell’antico borgo s’indora dei colori della lontananza.
Il resto è fuori dal mio principato di campagna di silenzi dilatati e insorgenze di ricordi in soccorso della mente gremita di dettagli.
Accumulo paragrafi per appareggiare parole sempre in un punto: la mia sorte non è stata altro che desiderare nell’onta dei giorni diseguali nel loro somigliarsi.
Sono amorosamente incatenato a questo posto.
Agosto 2014