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Donatella Poretti
02 Novembre 2006
 
Sono nata ad Arezzo il 14 febbraio del 1968, dove ho concluso gli studi del liceo scientifico. A Bologna ho dato tutti gli esami del Dams, arrivata alla tesi ho deciso che la laurea non mi interessava, e l'ho mollata. Fino a trent'anni ho vissuto in campagna ad Arezzo con i miei genitori, cani e gatti connessi, città dove è iniziato il mio impegno e la mia attività politica. Il mio primo voto è stato per i radicali alle europee, in particolare per la lista antiproibizionista, e dopo essere stata per anni ascoltatrice "passiva" di Radio Radicale l'immagine di Marco Pannella che metteva a disposizione il suo corpo per una battaglia di legalità in uno sciopero della sete nel 1995, ho deciso di "attivarmi". Era la campagna di raccolta firme per i 18 referendum e il giorno seguente andai al primo banchetto radicale. Da allora non ho più lasciato, pur in varie forme, questo modo di fare politica.
È così che a Firenze, dove poi mi sono trasferita, con spirito militante nacque un gruppo di persone che decise di dedicarsi a Radio Radicale, impegno che mi vede coinvolta anche attualmente con due rubriche dedicate una alla ricerca scientifica e alle cellule staminali e l'altra ai quotidiani dell'America Latina. Contemporaneamente ho iniziato a dedicarmi all'Aduc, associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, stesso lo spirito politico e l'approccio per l'individuo spesso travolto da corporazioni e da uno Stato pesante che intralcia le sue decisioni e il suo vivere quotidiano. Con l'Aduc abbiamo dato vita a Notiziari per cercare di aprire una breccia sull'informazione in materie come le droghe e gli effetti devastanti delle leggi proibizioniste a livello mondiale e la ricerca scientifica e la clonazione terapeutica per avvertire che il Paese Italia può restare arretrato a causa di freni ideologici. Su questo stesso fronte ho cercato anche con l'associazione Luca Coscioni, di cui sono membro della giunta, di battermi per la libertà di ricerca.
Sempre con l'Aduc ho iniziato a compilare uno "Stupidario Parlamentare" dove spulciando tra direttive Ue sulla lunghezza dei cetrioli e le proposte di leggi italiane per regolamentare tutto lo scibile umano mettevo in evidenza le difficoltà di un cittadino nel cercare di leggere e rispettare la legge.
Dei radicali mi ha sempre attratto la mancanza di una ideologia e l'atteggiamento pragmatico per risolvere di volta in volta i problemi e di offrire ad una società che cambia di volta in volta gli strumenti e le battaglie più adeguati. A coinvolgermi è stata l'impronta libertaria, oltre che liberale e liberista delle iniziative e delle modalità di realizzarle, che passano dalle forme di disobbedienza civile alle iniziative nonviolente come gli scioperi della fame, sempre realizzati con la volontà di dialogo nei confronti dell'interlocutore politico a cui viene chiesto il rispetto delle regole e della legalità.
Quest'anno il 15 marzo 2006 è nata mia figlia Alice, avuta con il mio compagno di vita e impegno politico Vincenzo Donvito, che infatti è il presidente dell'Aduc. E così dopo che il nostro cane Leon, un meraviglioso e dolcissimo pitbull, ci aveva fatto vivere la bella esperienza di essere in tre, oggi siamo in quattro. Dopo neppure un mese sono stata eletta alla Camera dei Deputati nella lista Rosa nel Pugno, due svolte così importanti per la mia vita dove il privato e il pubblico è oramai da tempo che si sono miscelati. Basti pensare che anche il parto è stato oggetto di iniziativa politica visto che a Firenze la contrarietà ideologica ha frenato la possibilità di partorire senza dolore grazie all'anestesia epidurale. Ma da subito mia figlia è divenuta, suo malgrado, oggetto di attenzione per essere entrata in Parlamento alla tenera età di neppure due mesi. La prima bimba a frequentare un ambiente nato per gli uomini, dove le donne sono sempre troppo poche e dove una donna che ha appena partorito non trova neppure un angolino dove allattare e cambiare la propria figlia, mentre dall'aula si diffondono ridondanti parole sulle "quote rosa" e sulle "pari opportunità".
C'è molto da fare per rendere più al passo con quello che accade nella società le nostre leggi, per adeguarle ai tempi e alle abitudini, perché lo Stato non sia un freno e un ostacolo, ma perché possa favorire il singolo cittadino ad esprimere la propria individualità e a praticare la libertà.
 

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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
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