La fotografia mostra una delle tante azioni di sgombero cui EveryOne Group ha assistito negli ultimi anni. Siamo nel 2009; l'alba è passata da poco. Oltre 20 uomini in divisa, tutti armati, fanno irruzione in una fabbrica abbandonata, rifugio scelto da alcune famiglie Rom romene indigenti ed emarginate. Gli agenti gridano, intimano a tutti di radunarsi fuori dal capannone, come se si trovassero davanti a una banda di pericolosi criminali. Un assistente sociale annuncia a gran voce che i nove bambini presenti nella comunità saranno trasferiti in una casa di accoglienza. C'è già un furgone pronto per loro. Qualcuno riesce a chiamarci al telefono e noi attivisti di EveryOne Group accorriamo. Siamo sul luogo dello sgombero in pochi minuti. Le Romnì piangono e si lamentano, dopo aver ascoltato la sorte che aspetta i loro bambini. Li stringono al petto. Una donna cade a terra. Madri e padri di famiglia in lacrime dicono che si daranno fuoco se la autorità porteranno via i loro i bambini. Noi difensori dei diritti umani siamo minacciati di arresto, se osiamo intervenire, anche solo per assistere la donna svenuta: "Non muovete un passo o vi portiamo via in manette!".
Ci è proibita la mediazione umanitaria e nessuna assistenza viene offerta a chi si sente male. Interveniamo ugualmente, nonostante gli agenti ci guardino in cagnesco. Mentre ci muoviamo, siamo al telefono con l'europarlamentare Viktoria Mohacsi, che sente ogni cosa e prepara una relazione per il Parlamento europeo e il Consiglio d'Europa. Accanto ai nostri fratelli Rom, aiutiamo la donna, chiamiamo un'ambulanza e confortiamo i bambini. Poi, sottovoce, parliamo con alcune delle coraggiose Romnì e insieme a loro inventiamo e mettiamo in atto una delle più straordinarie azioni umanitarie della nostra storia...
Ogni giorno, ancora oggi, tante donne Rom e Sinte subiscono atti ostili, ingiustizie, abusi. Le prigioni femminili sono piene di Romnì, in una percentuale incredibile, che supera in alcuni casi, come nella prigione di Nisida (Napoli), il 90% della popolazione carceraria. È a queste donne, a queste madri, a queste anime generose, depositarie di antichi valori e antiche tradizioni, che pensiamo con solidarietà e amore nella ricorrenza della Festa della Donna 2015.
Roberto Malini