La marina russa sbarca a Cipro. Nel senso: Mosca ha firmato un accordo con Nicosia per dare accesso, nei porti ciprioti, alle navi targate Cremlino. E non solo: tra i due Paesi si sta anche discutendo la possibilità di garantire, sempre a Cipro, una base aerea (russa, s’intende) di appoggio per le missioni di soccorso umanitario. Insomma, le navi di Putin approderanno a soli 40 chilometri dai siti della Nato. Sì. Anzi, da.
Una provocazione tutta made in Russia? Forse, anche se è stato lo stesso Putin a chiarire che quel porto nel Mediterraneo servirà ai suoi (principalmente) per la lotta al terrorismo e alla pirateria. Insomma, keep calm e non preoccupiamoci troppo. Eppure il Vladimir di Mosca non è nuovo a questo genere di giochetti. Provocatori, appunto.
Qualche esempio? La guerra (infinita) del gas che rischia di mettere definitivamente in ginocchio l’Ucraina. Mercoledì scorso il leader del Cremlino ha minacciato di chiudere i rubinetti se Kiev non paga sull’unghia quanto gli deve: “L’anticipo già versato basterà per le forniture dei prossimi 3 o 4 giorni”, ha tuonato Putin, dopodiché “Gazprom sospenderà le forniture”. Non è un capriccio di poco conto, quello di Putin: dati alla mano la Russia è il principale venditore di gas sul mercato europeo e il 50% delle risorse russe transitano nel Vecchio Continente proprio attraverso l’Ucraina. La prova di forza con Kiev è una prova di forza con Bruxelles.
Ma non è solo il metano ad aver messo la piazza Rossa sull’attenti. Infatti. Kiev, meno di un mese fa: riscoppiano tafferugli, sale la violenza. A Washington pensano di inviare in Ucraina aiuti militari anche di “carattere letale” (leggi: armi), a Minsk si riuniscono i capi di mezzo mondo per scongiurare il peggio e il Cremlino che fa? Richiama alle armi i riservisti. Tradotto: Putin firma un decreto per convocare i russi in riserva con la scusa di un addestramento militare di due mesi. Nessuna mobilitazione, normale amministrazione, dicono i vertici dell’esercito. Ma suona tanto come l’ennesima provocazione di Mosca e dintorni. Tanto che qualche fonte anonima della Difesa putiniana fa sapere che “se domani scoppia la guerra noi siamo pronti”. Occidente avvisato mezzo salvato.
Poi ci sono gli aerei che qualche volta, non si sa bene come, svolazzano dove non dovrebbero. Per esempio sopra la fregata di Ottawa in missione Nato nel Mar Nero. Era il settembre del 2014 quando due bombardieri russi “Su-24” e un velivolo di ricognizione hanno volteggiato proprio sopra la nave canadese che partecipava ad alcune esercitazioni ucraino-americane. Non è successo niente, intendiamoci, ma le autorità di Toronto non ci hanno pensato due volte a bollare l’episodio come un’azione “inutilmente provocatoria che, anzi, rischia di aggravare le tensioni ancora di più”. Difficile dar loro torto.
Sarà che di pungoli all’Europa e all’Occidente ne sono arrivati parecchi, e non solo negli ultimi mesi. Che siano provocazione, spacconeria o altro è ancora da vedere. Ma va da sé: certe volte non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Claudia Osmetti
(da 'l Gazetin, febbraio-marzo 2015)