St. Paul's Bay (Malta) – È imminente l'uscita in libreria della raccolta di poesie Cenere sulle ciglia di Daniela Malini, pubblicata in edizione cartacea ed ebook da Lavinia Dickinson Editore. Nei giorni scorsi la poetessa ha ricevuto l'invito a partecipare all'evento letterario e civile "Poesia perché tutti abbiano cibo", che si terrà all'EXPO di Milano 2015. Insieme a lei, sono stati invitati i poeti Roberto Malini, Steed Gamero, Elisa Amadori Brigida, Santino Spinelli, Michael Rothenberg, Terri Carrion, Kujtim Pacaku, Michael McClure, Isoke Aikpitanyi e altri. Proponiamo in anteprima, in esclusiva per TellusFolio, la prefazione di Roberto Malini e quattro poesie tratte dalla nuova silloge.
"Cenere sulle ciglia", poesia dell'inafferrabile
di Roberto Malini
La poetessa cammina lungo un viale deserto, in autunno. Sotto i suoi passi lenti, le foglie secche stridono e il loro lamento è quello di piccoli sogni precipitati dal nido, di tenui speranze schiacciate sotto il peso insopportabile dei giorni, di desideri che hanno perduto le ali e arrancano al suolo, con gli occhi fissi - o perduti - nella luce di un cielo che non raggiungeranno mai più.
Ma vedo nebbia
che cancella il prato
vedo nuvole di piombo.
Questa breve, ma intensa e originale raccolta di poesie di Daniela Malini, che segue il libro di versi Bligal di pietra e luce, da noi scritto a due mani in un momento di grazia, non ci parla di dolore e angoscia né di fede o speranza, ma della necessità del vivere. Una necessità irrefrenabile e potente: la stessa che anima il filo d'erba che spunta nell'arido asfalto. La stessa che possiede le radici di un cespuglio, le rende incapaci di accettare la prigionia nella roccia e le fa crescere, senza curarsi dell'impossibile, finché spezzano la materia che le opprime e affondano ancora nella viva terra.
C'è una grande dignità nella poesia di Daniela. Paul Claudel scrisse nei suoi Diari che "dignità è un termine senza plurale". Senza modi né gradi. È l'ombra invisibile del nostro spirito. La poesia, quando è profonda e autentica, è circonfusa di questa virtù che è contemporaneamente luminosa e gravida di mistero. Un'antica allegoria mostra la dignità come una donna che incede fieramente guardando innanzi, portando sulle spalle senza apparente fatica un forziere ornato da preziosi decori, che immaginiamo contenga i ricordi di tanti anni, lieti e dolorosi, sempre inestimabili. Resistere alla gravità della vita, alla mutevolezza del sentire e dell'amare, alla paura, alla perdita, al tempo che spegne la luce. Daniela è cosciente dell'inganno che si cela in ogni illusione, anche in quella che si mostra eterna come una certezza. Ed è proprio per questa sua consapevolezza che sa cogliere le sollecitazioni provenienti dal mondo degli esseri umani e da quello naturale. Mondi pieni di memoria e di simboli, di domande e risposte, di polveri e bagliori. Come cenere sulle ciglia, la vita che ha assopito i nostri cuori improvvisamente ci ridesta, ci avverte che un altro istante è passato e che non è più tempo di indugi. Se non possiamo afferrare la felicità, che fugge come uno spirito inquieto nel canneto delle aspettative, possiamo fermarci e tendere i sensi - tutti i sensi, anche quello meraviglioso dell'intuizione - fino a cogliere nel vento che passa fra i giunchi la voce dell'eterno, che non è mai nel vivere, ma al di là del vivere.
Una sull'altra
inconsapevoli
intessono
tappeti di vuoto
le foglie
d'autunno.
Daniela vive così la sua poesia: oltre lo scorrere impietoso dell'esistenza, oltre la ricerca della felicità, che oscilla come un pendolo d'oro e non si ferma mai. La sorprende e riempie di gioia solo ciò che non muore, perché non appartiene alla materia del mondo, ma a quella dell'anima. È poesia che ha il suo sigillo nell'impermanenza, nell'inafferrabilità di momenti e cose, nell'inesistenza di un luogo fisico o spirituale che sia fermo e immutabile. È poesia che suscita emozioni profonde nel lettore, risvegliato da polveri d'anima che cadono sulle sue ciglia, invitandolo non al pianto, ma alla piena e consapevole accettazione del dono di vivere.
Nota biografica. Daniela Malini è nata a Milano e vive a Genova dal 1990. Si è laureata in pedagogia e insegna lettere nella scuola superiore statale. Poetessa e scrittrice, ha curato la pubblicazione di alcuni volumi d'arte e poesia giovanili con il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, della Regione Liguria e dell’Unicef. Ha ottenuto riconoscimenti in alcuni premi di poesia e ha pubblicato insieme a Roberto Malini il volume Bligal di pietra e luce (Lavinia Dickinson Editore 2012). È invitata a tenere reading nell'àmbito di festival di poesia nazionali e internazionali e fa parte del movimento globale 100 Thousand Poets for Change. Ha ideato progetti educativi sulla scrittura espressiva all'interno di realtà multiculturali, fra cui Caffè Shakerato Internazionale, un progetto che ha ottenuto diffusione in Italia e all'estero. Collabora con registi e artisti per progetti di teatro scuola e coordina eventi orientati ai giovani in collaborazione con istituzioni e associazioni culturali. È attivista di EveryOne Group e collabora stabilmente con l’Unicef per progetti umanitari e culturali.
Quattro poesie dalla raccolta Cenere sulle ciglia
Nuvole di piombo
Dalle stelle all’abisso
dal fuoco al gelo
scaglie di ghiaccio
come lame
tagliano in mille grigi
il cielo.
I bambini giocano
- non è successo niente -
e cammina a passi lenti
la gente
o corre come sempre.
Ma vedo nebbia
che cancella il prato
vedo nuvole di piombo.
Scendono sull’anima
come cenere
le stelle che si spengono.
Gommapiuma
Mi sono tagliata l'anima
a pezzi
come gommapiuma
e ho premuto con forza
sulla chiusura
perché la contenesse tutta
la valigia
che ora viaggia con me.
Verde
Penetra il veleno
nelle caviglie nude
e sale come ambrosia
la linfa nelle vene.
Ai bordi del sentiero
pozzanghere di cera
corpi sfiniti dai postumi
della tua stessa euforia.
Striata di verde
scorre ancora
nel sangue
l'illusione.
Nido
Evapora febbraio
dagli abiti bagnati
e si allarga il mare
come un bianco d'uovo.
Un nido inaspettato
tra i rami d'acacia
annuncia l'alba
mentre piovono gocce
dal muschio sui tronchi.
Distoglie dal rumore del bosco
quello dei sassi
in ritirata fra le onde
eserciti con spade levigate
sul fronte da sempre.
Un nido di niente.