Senza cercare notizie e dati precisi, solo l’informazione che la memoria mi fornisce. Così vorrei ricordare – e salutare con gratitudine e affetto – Michele Ferrero, pilastro del Made in Italy e uomo esemplare per umiltà e tenacia. Era il 1957, era stata appena aperta a Ciampino (Roma), in piazza Trento e Trieste, una filiale della Ferrero Dolciaria come Ditta FERVEC (fusione con i Fratelli Cavazza, concessionari di un deposito di alimentari a Roma) e io fui assunta come apprendista impiegata. Avevo 15 anni e tanta voglia d’imparare, quella prima esperienza fu per me basilare e non soltanto in campo lavorativo. Eravamo in tanti e in continua crescita, negli uffici si lavorava gomito a gomito, i primi quattro venditori di zona divennero presto una ventina, la produzione faticava a soddisfare la richiesta di mercato. I furgoni a strisce color crema e nocciola sfrecciavano per le vie dissestate di Ciampino, imprimendo nuovi ritmi al vivere quotidiano. Una notevole spinta per l’allora borgata di Marino (Roma), che aspirava a diventare comune autonomo.
Appesa nell’ufficio a vetri del direttore della filiale, Pietro Saolini, la foto del fondatore Pietro Ferrero, classe 1898, che nell’immediato dopoguerra dette vita al Alba, in provincia di Cuneo, a una delle Aziende più salde che l’Italia possa vantare. Lavoravamo sotto il suo sguardo, severo e mite, sentendoci parte della grande famiglia. Questo era lo spirito del nostro luogo di lavoro: fare squadra, nel bene e nel male. La storia della famiglia Ferrero si può leggere come una mitica perenne lotta fra bene e male. Dove sempre emerge forte la volontà di ricostruire dopo eventi disastrosi e luttuosi. Nel 1949 Pietro muore, stroncato da un infarto, a soli 51 anni. Subentra alla guida dell’azienda il fratello minore Giovanni, che muore giovanissimo, nel 1957. Ed è la volta del nipote Michele, classe 1925, che prenderà il timone di quella che si prepara a divenire un’ammiraglia inaffondabile. Fu in quel cambio di gestione che nella filiale di Ciampino venne Michele, accompagnato da una squadra di esperti, per mettere a punto un nuovo sistema di contabilità. Fu un passaggio decisivo, tutto si velocizzò, sparirono le calcolatrici a manovella sostituite dalla divisumma e i pesanti mastrini lasciarono il posto a più agili moduli. Michele lasciò la sua impronta in tutti noi, per me fu un grande insegnamento di vita che ancora mi sostiene. Sentivo in lui la forza di affrontare la vita di tutti i giorni con le sue fatiche, delusioni e piccole compensazioni, ma sempre piena di attese per il futuro. Michele ebbe poi due figli, Giovanni e Pietro. Per un perverso disegno della sorte, o per mera casualità, Pietro viene improvvisamente a mancare nel 2011, a 48 anni, lasciando moglie e tre figli piccoli. Notizia ferale, si teme il collasso del Gruppo Ferrero, di cui Pietro era alla guida, sostenuto dal padre Michele con la lena di sempre. Tempo 48 ore, e arrivò l’annuncio che a Pietro sarebbe subentrato Giovanni, il fratello minore. E la storia continua. Michele Ferrero ci lascia il 14 febbraio 2015, a San Valentino, con uno slogan emblematico, semplice e perfetto come le dolcezze che propone: Mettici il cuore.
Maria Lanciotti