Non so se sia chiaro quel che sta avvenendo in Italia: se domani sarà eletto presidente della Repubblica Mattarella, la Dc torna o va -rinnovata- al potere, diventando il partito nazionale che gestisce tutto. Così la semplificazione del sistema politico italiano fa un balzo avanti e le elucubrazioni sottili bizantine intelligentissime per spiegare una situazione che non potrebbe essere più chiara, fanno ancor più da cortina fumogena.
Con la solita decisione spregiudicatezza e abilità Renzi ha gestito una operazione che riunifica il suo partito, occupando con la Dc tutto lo spazio della smunta “sinistra fantasma”, detta Pd, acquisendo la devozione delle sue correnti di sinistra interna e sbarcando Berlusconi persino con crudeltà: bel colpo! tutti si allineano a partire da Sel.
Vorrei fare un ragionamento sulla nuova fase che si apre, e come sapete sono solita partire troppo da lontano e trovando spiegazioni bizzarre e strane, magari nel “monoteismo” o nel non rispetto della “complessità”. So di avere questo difetto, ma non sono capace di ragionare in altro modo, vi prego di scusarmi e di avere pazienza, che in fin dei conti è una virtù rivoluzionaria, diceva il Che.
I cattolici, cioè i democristiani hanno dimostrato di saper reggere al tempo meglio dei comunisti, nel nostro paese: peccato perché era il paese europeo che aveva il partito comunista più grande del continente, benché fosse stato assegnato nella divisione delle aree di influenza dopo la seconda guerra mondiale, alla parte egemonizzata dagli Usa.
Avevo avviato molti anni fa una riflessione sul rapporto tra teoria politica e senso del tempo, e mi ero convinta che una esperienza religiosa (meglio: di fede) era spesso base di una resistenza al tempo maggiore di quella che caratterizza chi non ha avuto o non ha questa dimensione. Non sto ora a raccontare tutti i passaggi, forse ne scriverò più avanti.
Fatto sta che, avviata la discussione sulla candidatura per il Quirinale, tra i vari commentatori che ho sentito nella maratona della 7, solo Travaglio con la solita appassionata e lucida intelligenza giacobina che lo caratterizza ha sottolineato ciò, e tra i politici solo uno stranito leghista brandiva una copia del manifesto, vistosamente intitolata a piena pagina: “Non moriremo democristiani” del giorno in cui la Dc si sciolse. E allora che cosa è questa storia, se non la smentita, e l'annuncio che forse moriremo democristiani? Con una dc rinnovata, un po' più laica, dato che la provvidenza o lo spirito santo ha fornito Papa Francesco che preferisce non occuparsi delle questioni italiane e lascia un po' più le briglie sul collo al popolo cattolico italiano.
Affronterò nel pezzo che scriverò dopo l'elezione del successore di Napolitano l'altra questione, quella della complessità.
Perché per continuare a lavorare contro il capitalismo e la sua crisi, bisogna ripartire quasi da capo.
Lidia Menapace