La presidentessa è la moglie (quando c'é) del presidente, cioè una figura istituzionalmente minore, che non ha incombenze o doveri specifici, ma solo una etichetta da rispettare, quando accompagna il marito e presidente in qualche comparsa ufficiale.
Presidentessa può anche essere usato per indicare una moglie particolarmente intraprendente e impicciona, dato che il suffisso latino -issa ha un significato riduttivo o peggiorativo.
Mi spiego con un esempio famoso. Nel latino medievale abba, abate vuol dire padre in una congregazione religiosa ed è appellativo affettivo solenne e permanente (semel abbas, semper abbas, abate una volta abate per sempre). Abbatissa, badessa vuol dire “padra” con una sfumatura di irrisione, come se la padra volesse imitare l'inimitabile Padre (è già presente il patriarcato). Infatti poi si dice “una che sbadessa” per dire che sproloquia o comanda, oppure, se non sono troppo maliziosa, una che fa la moglie non ufficiale dell'abate.
Già che ci sono, ripeto che il linguaggio inclusivo è da usare sempre e non dare mai ascolto a chi dice: quando dico uomo intendo anche donna, tanto siamo uguali: se io di rimando affermo che quando dico donna intendo anche uomo, si vede subito che non siamo uguali.
La regola grammaticale che viene sempre citata e legittima l'uso del maschile come neutro universale è stata fissata dai grammatici dell'Umanesimo ed è passata indenne più immodificabile e più solenne di un dogma, per secoli, perdendo solo una giustificazione che i grammatici le dettero. Dunque così fu concepita: “in italiano nelle concordanze prevale il maschile come genere più nobile”. Il verbo è prepotente e se non bastasse è indicata una gerarchia di genere, motivata con la maggiore nobiltà. Dare dunque sempre espressione al maschile e al femminile quando si parla di persone.
Ma se il femminile non c'è? Lo si conia, lo si inventa: così si fa in tutte le lingue vive, solo le lingue morte non possono aggiungere parola al loro storico thesaurus. E solo Renzi crede che in italiano non c'è la parola 'legge' e bisogna dire 'act'. Ma questo è l'uso dell'inglese come fosse il manzoniano latinorum, serve per darsi delle arie.
Si dice che 'avvocata' in italiano non c'è: c'è nella Salve Regina: orsù dunque avvocata nostra, per Maria la Chiesa ha inventato i più sofisticati neologismi, addirittura Corredentrice. Si dice che non c'è 'ministra': c'è in Foscolo, poeta elegantissmo.
Ma ripeto, se una parola non c'è, si inventa: non diciamo cliccare e dribblare? possiamo dire ministra. Il fatto è che ci sono molte ministre, che parlano di sé al maschile e imitano i ministri, solo chiedendo esplicitamente il permesso di mettersi il rossetto e di andare dal parrucchiere, che scemata! De hoc satis, basta davvero
Lidia Menapace