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Siria-Italia. Greta e Vanessa, il coraggio contro l’indifferenza
20 Gennaio 2015
 

La commozione è grande quando, giovedì 15 gennaio 2015, finalmente l’Ansa batte l’agenzia: “Palazzo Chigi conferma, libere Greta e Vanessa”. È finito, grazie a Dio l’incubo che dura da cinque mesi è finito. Un tempo interminabile in cui, rispettando il silenzio stampa e valutando la necessità della discrezione, ho preferito non scrivere nulla, affidando il mio sentimento e i miei pensieri alla preghiera.

Il giorno in cui è stata diffusa la notizia del loro sequestro ero a casa, rientrata da pochi giorni da un toccante viaggio in Siria; era da poco iniziato il Ramadan. Sentire al Tg il nome di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli e quella parola, “sequestrate” è stato terribile. L’inizio di un incubo per tutti quelli che le amano e le conoscono. Ma oggi sono di nuovo a casa, nell’abbraccio stretto e rassicurante delle famiglie.

Molti notiziari hanno trasmesso un video in cui io e Vanessa siamo insieme: un’intervista realizzata a Bologna nel novembre 2012 (qui su Tellusfolio, ndr), in occasione della ‘Marcia internazionale per i bambini siriani’, un’iniziativa di solidarietà e denuncia a cui avevano preso parte in molti, da ogni zona d’Italia. Siriani, italiani, volontari, scolaresche, giornalisti, famiglie, associazioni umanitarie: un corteo variopinto per far arrivare in Italia la voce dei civili siriani. Vanessa era tra gli organizzatori di quella marcia, il cui slogan era ‘Segui il tuo cuore’ e io ho realizzato le interviste tra i partecipanti, mentre Paolo Crobu ha curato riprese e montaggio. Un’iniziativa ignorata dai grandi media, con le interviste che erano rimaste solo sul canale YouTube; lo scopo era sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto stava e sta ancora accadendo in Siria, dove dal 2011 ad oggi si contano almeno 270mila morti, tra cui più di 20mila bambini.

Mi hanno scritto e telefonato in molti per dirmi che avevano visto il video in Tv. Era rimasto lì in rete quasi in sordina e, alla luce del sequestro, è stato invece divulgato. L’ho rivisto infinite volte.

Vanessa parla pacatamente ma con fermezza, parla del dramma siriano, del sogno di libertà di un popolo con cui lei, giovane studentessa lombarda, è entrata in contatto e a cui si è affezionata. Appena ventenne, alla sua età molti coetanei pensano agli studi e agli aperitivi da organizzare; lei no. Da quando l’ho conosciuta scrive ogni sera di Siria, denuncia sequestri, stupri, abusi che subiscono i civili. Traduce i racconti e le testimonianze drammatiche che vengono divulgate in rete da giovani attivisti siriani. ‘Comunicatori clandestini’, ‘oppositori’, ‘ribelli’, ovvero persone che hanno trovato il coraggio di sfidare la censura imposta dal regime di Assad, dando voce al genocidio di cui il mondo sembra non essersi accorti. Perché la dittatura porta a questo: a muoversi come fantasmi, a diventare ‘fuorilegge’ per aver disobbedito alle imposizioni del tiranno. In Siria o taci e obbedisci al regime, o sei fuori e questo il mondo, almeno i Paesi che in passato hanno subito una simile violenza, lo sanno o, almeno, dovrebbero saperlo.

In Siria alla luce del sole si muove solo il regime; chiunque si sia opposto ad esso è clandestino. Chiunque abbia preso in mano la bandiera con le tre stelle, la storica bandiera siriana issata dopo la fine del colonialismo francese nel 1946 (e non quella rossa, bianca e nera con le due stelle imposta dal regime) è marchiato a vita. Chiunque abbia preso parte a cortei, manifestazioni, iniziative, è bollato. Non solo in Siria. Anche tra i siriani all’estero. Tutti sanno che essersi dichiarati contro il regime, quel regime che dopo cinquant’anni di potere e quattro anni di sangue tiene ancora in smacco la Siria, significa aver definitivamente firmato il proprio esilio forzato dalla terra d’origine. I siriani fuggiti sui barconi della morte, che in assenza di un corridoio umanitario internazionale si sono affidati ai trafficanti di esseri umani, sanno che non potranno più tornare in patria. Lo stesso per quelli che si trovano nella condizione di profughi. Questo Vanessa e Greta lo sapevano e non si sono voltate dall’altra parte. Hanno partecipato, insieme a tanti altri giovani e associazioni di volontariato alle operazioni di accoglienza dei siriani in transito alla stazione di Milano per raggiungere il Nord Europa.

La Siria l’hanno presa a cuore. Hanno fatto proprio il dolore di un’umanità dimenticata. Con altruismo e coraggio. Esponendosi in prima persona. Rischiando, senza paura alcuna. Si può rimproverare loro l’imprudenza, ma demonizzarle, no.

Oggi pagano per il loro coraggio. Sul web il linciaggio mediatico è a dir poco vergognoso. Non ho visto tanto accanimento nemmeno contro boss della mafia o stupratori seriali. Certa politica strumentalizza la loro drammatica vicenda per la propria campagna elettorale. Assistiamo ad una deriva sessista, ad un odio cieco e al teatrino dell’ipocrisia che danza abbracciata stretta all’ignoranza. Perché la maggior parte della gente, anche in buona fede, ignora cosa stia accadendo in Siria e come si sia arrivati allo stato di caos totale.

Greta e Vanessa stanno diventando il capro espiatorio di tante situazioni di crisi. Pagano per essere giovani, per essere donne, per essersi schierate con un popolo che lotta contro un tiranno, per aver messo le vite degli altri prima della propria. Trasformarle in quello che non sono è ignobile.

Il sacrificio di queste due giovanissime ha forse riacceso i riflettori sul dramma siriano? Qualcuno si sta chiedendo cosa stia accadendo laggiù? Oggi sembra che in Siria il problema sia solo Isis, circolano tanti concetti distorti, la verità viene sistematicamente violentata e il dramma ignorato. Quella siriana è la più grave emergenza umanitaria del nuovo secolo. Si leggano i rapporti del Syrian Network for Human Rights, dell’Unicef, dell’Onu e di associazioni umanitarie che stanno monitorando la situazione. Si rifletta sui numeri di questo massacro: 270mila morti, tra cui 20mila bambini, 9 milioni di sfollati interni, oltre 3,7 milioni di profughi, 1 milione di feriti e oltre 250 mila dispersi. Avere a cuore la Siria significa non essere indifferenti di fronte a tutto questo.

Come siriana sono in forte imbarazzo nei confronti di Greta e Vanessa per quello che hanno subito in Siria. E sono altrettanto in imbarazzo per tutto l’odio che si sta riversando contro di loro. Sono entrambe situazioni ignobili.

Un ringraziamento doveroso va a chi si è adoperato per riportarle a casa sane e salve.

Greta e Vanessa sono il coraggio e l’incoscienza, l’altruismo e il sacrificio. Le abbiamo attese con ansia. Oggi sono qui. Ben tornate.

 

Asmae Dachan

(da Diario di Siria, 20 gennaio 2015)


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