Bicicletta marca Quadraccia, sedicimila lire
La bicicletta non regala nulla: tanto le dai, tanto ti restituisce
Anno 1947. Volevo la bicicletta da corsa, i miei genitori non potevano comprarmela. Si stava costruendo casa e tutti gli sforzi e i sacrifici della famiglia andavano in quella direzione.
Io volevo la bicicletta perché avevo scoperto che avevo delle possibilità nel ciclismo.
Un ragazzo di Morena vendeva una bicicletta da corsa di colore azzurro, con accessori di una certa qualità. Gli chiesi quanto costava e lui mi rispose che la vendeva a sedicimila lire, che allora erano tanti soldi.
La sera lo dissi a mio padre e lui mi rispose che non era possibile acquistarla. Ma il giorno dopo riprese il discorso e disse che in qualche modo si poteva fare se avessi soddisfatto una sua richiesta. La richiesta era questa: «Se tu mi prometti che tutte le domeniche vai in chiesa, io ti compro la bicicletta».
Io avevo quindici anni ma capii che quella richiesta non andava fatta, e non andava neanche accettata. Ma dopo un giorno di riflessione accettai comunque.
Diversi anni dopo venni a sapere che mio padre era andato da un suo amico che aveva una ferramenta a Ciampino, Di Ruzza, e aveva chiesto e ottenuto un prestito di sedicimila lire. Mio padre era affidabile.
Entro in possesso della bicicletta, marca Quadraccia con cambio campagnolo a due leve, con un solo platò, tre corone posteriori che potevano promuovere tre velocità diverse. Una bicicletta competitiva di quel periodo. (continua)