Comunicato stampa dell'Associazione Vittime della caccia (11 ottobre 2014)
6 i feriti tra la gente comune (4 donne e 1 bambino), 3 i cacciatori morti, in circa 20 giorni effettivi di caccia.
Istituzioni che si riempiono la bocca di sicurezza pubblica solo quando servono grandi scuse, ma che di fronte all'ennesima mattanza di vite - anche - umane non osa spendere una parola, tantomeno prendere provvedimenti seri e concreti se si tratta di limitare la funesta attività di sparatori senza scrupoli.
Il Mahatma Ghandi diceva che la civiltà di un paese si vede da come tratta gli animali. Noi diciamo che, a fronte di un antropocentrismo imperante, non avere rispetto neppure delle persone umane è l'allarmante segnale della deriva culturale e civile di questo nostro Paese. La gente non ne può davvero più degli abusi dei cacciatori e dell'indifferenza di chi dovrebbe far rispettare la legge a tutti i livelli e da tutte le sedi preposte e che invece, evidentemente, continua a far finta di niente.
Basta tacere e tutto prosegue come prima. Ed allora ecco, un'altra lunga lista di nuove vittime dei cacciatori anche per questa stagione. Le distanze dettate dalla legge 157, art. 21, comma 1, lett. e) ed f) sono un optional a discrezione degli sparatori, il divieto di caccia nei giardini/parchi privati non lo conosce nessuno (art. 21, comma 1, lett. a), gli organi di vigilanza sempre più impegnati altrove e senza mezzi (se si parla di caccia), province e ATC che autorizzano con disinvoltura e sistematicamente battute al cinghiale in mezzo agli abitati e alle case sparse nelle campagne, con uso di armi a lunga gittata, vietate a meno di chilometri e chilometri.
Illegalità autorizzata, implicitamente e sfacciatamente in tutta Italia, nonostante norme precise.
L'Associazione Vittime della caccia non riesce più a soddisfare le richieste di aiuto e consigli per la mole di SOS che arrivano alla mail dell'Associazione. Troppi i casi segnalati, troppe le illegalità che oramai emergono sistematicamente dalle testimonianze delle famiglie allarmate per la propria sicurezza, quella dei propri cari, animali compresi.
La vita dei bambini ha un valore pari a 0 a fronte dell'ennesimo ferimento di un 12enne, brutalmente impallinato durante una passeggiata assieme ai genitori e al fratellino. Il ferimento di una donna (incinta) mentre cammina su una pista ciclabile non sortisce alcun effetto nelle sedi preposte. Un pensionato in prognosi riservata perché fucilato mentre raccoglie la frutta nel suo podere. Una donna che cammina appena fuori dalla sua casa viene investita dai pallini di quattro personaggi armati in mimetica. Un'altra donna colpita alla testa all'interno della propria auto mentre incrocia un appostamento fisso da cui si spara verso la strada carreggiabile.
E poi spari verso una scuola, bambini sorpresi a caccia con tanto di fucile, ultrasettantenni fuori di testa che minacciano vicini con armi alle mani e mogli uccise da mariti cacciatori.
Problema cinghiali creato dai cacciatori e gli stessi chiamati a... "risolverlo"... Mostri spaventosi, come nutrie, orsi, lupi, topi da sterminare a suon di decreti e ordinanze farneticanti, in barba ai metodi alternativi incruenti da adottare in via prioritaria, come dettato dall'art. 19 bis della legge 157/92, sempre che il problema sia davvero esistente e non la solita scusa per far sparare chi non ha meglio da fare nella vita.
A noi il vaso appare più che colmo, anzi straripante di sangue sulla coscienza di chi può e ha il dovere di fermare tutto questo. E non lo fa.
Appaiono evidenti responsabilità dirette ed indirette di chi tace o autorizza l'illegalità oramai diffusa da decenni ma a cui abbiamo il dovere e diritto di non abituarci mai. La legge 157/92 sulla caccia è una legge speciale in materia che detta “solo” le distanze cui attenersi per cacciare, laddove appunto è vietato devono in primis prevalere le norme di pubblica sicurezza, il diritto alla proprietà privata e alla quiete per il sereno svolgimento delle proprie attività quotidiane. Diritto fondamentale questo, di fatto negato nonostante sia inalienabile e sancito dalla Costituzione.
Se anche le più alte sfere sono ostaggio di una minoranza sempre più sparuta, non resta che confidare nelle questure e nelle prefetture affinché continuino il loro controllo e monitoraggio sui detentori di armi e licenze di caccia. Controlli questi che hanno sinora fatto emergere aspetti inquietanti sulla idoneità dei requisiti indispensabili per impugnare un'arma e andare in giro a sparare nei luoghi pubblici e privati.
Confidiamo sulla coscienza e il senso civico delle Autorità competenti per porre fine a questa raccapricciante realtà, sovvertendo questo storico tabù per cui la caccia appartiene agli intoccabili.
Basta, basta davvero.
Maggiori info alla pagina: www.vittimedellacaccia.org
Per informazioni e adesioni Leal/SO:
michele.mottini@cheapnet.it
LEAL Sezione di Sondrio
(da 'l Gazetin, novembre 2014)