Non si donano grappoli d'uva
ai bambini festosi
se il cielo si squarcia
nel fetido rigurgito
di odio e vendetta
Osservare il mondo, chiusi nelle case, protetti dalla rassicurante quotidianità, normale omologata, indifferente, da dove si vedono, senza guardare, immagini atroci di sofferenza di un mondo dimenticato. Annunci di stragi di fanciulli, genocidi di massa, delitti efferati , percepiti con lo stesso distacco riservato ad uno spot pubblicitario. Fra un dentifricio, uno smpartphone e l'ennesima tariffa telefonica, si sgranano vite derubate, dignità mortificate, speranze soffocate come fiamme di candele a fine festa. Nulla turba lo spezzare del pane sulla tavola imbandita, mentre sfilano bambini gonfi di fame, piccoli innocenti dai ventri dilaniati. L'impotenza, pur nella sua staticità, urge dolorosa. Da dove siamo partiti per giungere a questo? E nel tragitto, dove ci siamo persi, quale sentiero non segnato abbiamo imboccato? Il più facile? Quello meno scosceso? O il più lussureggiante? Nulla scuote, meraviglia, strappa all'apatia, anzi no, la magica parola “spread”, oh quella sì che fa rizzare il capo! Riempie di apprensione e come serpi si danza al suo suono incantatore. Ci si inchina, si accetta qualsiasi sacrificio, non è dato tempo di vecchiaia solenne, un costo troppo elevato per la società. Nell'ansia di essere produttivi, efficienti a qualsiasi costo, economicamente rilevanti, il viaggio ce lo siamo perso, l'emozione della vita trasformata in torpore, saccheggiata di routine, impoverita da gesti rituali giorno dopo giorno.
Ci ritroviamo vecchi, inutili, privati della saggezza dell'età, custodi di memorie vacue. Nessuno vuole ricordare, anzi, meglio dimenticare, non sapere affatto. A che serve, dunque, lo spirito critico, scomodo fardello che si vorrebbe eliminare? I giovani non devono pensare, riflettere, trarre conclusioni, ma no, meglio addestrarli come animali da circo, la crocetta su a, b, o c. Nessuna ipotesi alternativa, una delle tre; non è previsto il pensiero originale, l'intuizione personale, ecco il sentiero, seguite il binario.
Comincio a sentire il peso degli anni, mezzo secolo alle spalle; non sono vecchia, neppure di aspetto, ma ho visto sufficienti lune attraversare il cielo per desiderare di deviare da quel binario, voglio ascoltare il lamento di chi soffre, di chi è oppresso, spogliarmi della veste bianca dell'indifferenza per accorgermi dell'altro che mi passa accanto, magari solo per un attimo, su uno schermo.
Paola Sarcià
(da Trema anche la luna, EIF, 2014)