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Antonia Pozzi. Ti scrivo dal mio vecchio tavolo. Lettere 1919-1938/ 2.
16 Novembre 2014
 

Pasturo, 16 settembre 1927


Cara la mia Nena,

siamo quassù fasciati da un impenetrabile velo di nebbie che scende a chiuderci in un desolante grigiore, e la pioggia continua ci culla e ci annaffia, beatamente… Da qualche giorno fa un freddo cane; ma il mio studietto, qui in alto, è ben riparato e, mentre gode del silenzio e della solitudine di una cella, ha pure tutta l’apparenza ed il tepore di un nido. Da tre o quattro giorni, mi vi ritiro a studiare, perché le scuole sono ormai vicine! – E anzi io devo benedire il brutto tempo, perché adesso quando è bello, non c’è assolutamente tempo di far niente. Colpa o merito del Tennis: i villeggianti di Barzio, da una ventina di giorni, scendono quotidianamente a giocare, e sono talmente numerosi che hanno dovuto stabilire i turni: ci saranno una decina di ragazzi, sui diciotto anni, ed altrettanti signorine, di tutte le età; alcuni sono veramente molto ma molto bravi, e noi al confronto siamo delle “s’ceppe” tremende! Ma tutti dicono che è questione di tempo e di molto esercizio, e che non bisogna disperare.

Molte sere e molti pomeriggi siamo saliti noi da loro, a ballare e a prendere il tè, ed ora, vinto l’imbarazzo, siamo buonissimi e allegrissimi amici. Peccato che le vacanze stiano per finire! Ma siccome è tutta gente che ha ville e che viene da decine d’anni a Barzio, tutto continuerà per gli anni venturi. Papà e mamma ne sono molto contenti, perché lo scopo del tennis, che era quello di darmi compagnia, è raggiunto; e perché questa compagnia è di giovani simpatici ed educatissimi. La morte della signora Frua, che certamente avrai letta dai giornali, è stata un gran dolore per papà e la zia Ida: martedì e mercoledì siamo andati tutti e quattro a Milano per i funerali. La mamma è stata dalla zia Pina e da lei ha avuto sue notizie. Io ne ho profittato per andare a iscrivermi a scuola: così anche il gran passo di entrare in Liceo è fatto! Sono molto compresa e un po’ intimorita all’idea di questi studi, che mi dicono tanto seri; ma, alla mia età, che cosa c’è di meglio della scuola? Interromperla, vorrebbe dire troncare tante amicizie, tante consuetudini, chiudere un periodo di vita che si deve invece prolungare il più possibile, poiché in esso sono alcuni fra i nostri anni migliori: non più quelli della beata innocenza, ma quelli che ci portano consapevoli verso la vita, nel mondo.

Dì, non parlo, ossia scrivo, come un libro stampato?

In ogni modo anche il mio caro professor Nessi, che sono andata a trovare, è molto contento che io mi sia decisa: in quanto a me, gli ho promesso di farmi e di fargli onore, per non accrescere il rimorso che ho già di aver fatto per lui, in questi due anni passati, il meno che potevo fare! Gli ho detto, ed è la verità, che mi piacerebbe averlo ancora per un anno per fargli vedere quello che potrei fare, se mi mettessi…Pover’uomo! È stato per noi il più bravo degli insegnanti, e il migliore dei papà: e, delle persone estranee, è certo una di quelle a cui voglio più bene! –

Dunque sotto a studiare: il brutto tempo mi facilita l’opera, ma Domenica, per esempio, ne sarò impedita, perché andiamo a Como, per assistere alla cerimonia della Consegna delle Drappelle al Reggimento, a cui presenzierà anche il Principe Ereditario – Tutti gli ufficiali hanno continuato a scriverci, e ieri ha telefonato [sic] per la seconda volta (la prima era stata al loro ritorno a Como) per invitarci definitivamente per domenica. –

Mi incaricherò di salutarti tutte le conoscenze, va bene?

È sonata in questo momento da basso la campanella che già da un po’ si faceva sentire nel mio stomaco; quindi ti lascio per la colazione preparata dal nostro cochettino, un brav’uomo di cui la mamma è soddisfattissima, che ci fa mangiare da re, e ci prepara certi dolci, cara mia…!!

Tutti m’incaricano di salutarti: la mamma che aggiunge anzi un foglietto, la zia Ida, il papà (che è sempre qui e che ha condotto su anche una sua signorina, la Perego, la quale ci fabbrica instancabilmente dei magnifici fiori di lana e seta) e la Titì completamente guarita.

Io vi metto per mio conto un mondo di tenerezze e con un bacio suggello e chiudo –

 

La tua Antonia

 

 

 

Antonia Pozzi, Ti scrivo dal mio vecchio tavolo. Lettere 1919-1938

A cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino

Con un saggio di Marco Dalla Torre e postfazione di Tiziana Altea

Ancora, 2014, pp. 392, € 26,00

 

2 – segue


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