Tre Croci, agosto 1925
Mammina cara,
ieri sera dal lago di Sorapis, abbiamo trovato la tua letterona. Qui il nostro arrivo ha portato un sole meraviglioso, che ci ha permesso ieri di fare una magnifica passeggiata di due ore solamente fino a un delizioso laghetto alpino, circondato da ripidissime rupi a strapiombo. Che bel posto! Abbiamo colto tanti tanti fiori lungo la strada, abbiamo fatto una spanciata di mirtilli e ci siamo divertiti molto. Ma una cosa che ti farà molto piacere è che il mio piede è andato magnificamente. Devi sapere che è un sentiero tutto in salita: (Dio! Che sbanfata!) in principio dunque il piede ha fatto un po’ il matto e mi faceva un po’ male. Ma poi più si andava avanti, più migliorava, e all’arrivo mi sono trovata quasi più riposata di quando ero partita. Ciò mi fa molto piacere perché è una tiratina mica male! Io e il papà ora siamo perfettamente istallati, non nella Dèpendance, ma all’Hotel. Ho una bella cameretta che guarda le Tofane e il Cristallo e quella del papà ha persino un bel balcone. Mi domandi se i vestiti che ci hai dati vanno bene: ma sì, vanno bene, specialmente quelli leggeri, poiché, dato che il sole in montagna è bollente, quelli di lana fanno crepare.
Ma non sai che qui alla sera abbiamo sempre spettacolo? Alcune volte cantano, c’è il prestigiatore, e ieri sera sono venuti dei tirolesi ad eseguire col piffero, la cetra e la chitarra, delle loro melodie popolari e a ballare delle loro caratteristicissime danze. Ma il più delle sere ci sono a suonare tre straordinari artisti ungheresi che, a patto che suonino, sono tenuti gratis all’albergo. Uno ha il piano, l’altro il violino, e un altro il violoncello.
Figurati che quest’ultimo ha solo diciassette anni, è rachitico, con un testone e delle gambine finissime, ma quello che fa più pietà è che ha un braccio rattrappito [sic], più corto dell’altro almeno un 15 centimetri; e proprio il destro; quello con cui deve maneggiare l’archetto. Beh! Se tu sentissi come suona! Il sentimento che mette! Ma l’impressionante è che mentre di solito è un mattacchione [sic] tremendo, che gioca sempre, che fa ridere tutti gli altri, quando ha invece in mano il suo strumento cambia completamente, fa un viso addolorato, ispirato, sempre più con gli occhi chiusi; e poi anche a causa di quel braccio, ha una posa speciale, e sembra proprio che abbracci il suo strumento, e alcune volte, si butta su di esso, mette giù la testa, vi si abbandona interamente. Poi appena finito, ritorna il ragazzetto di prima, che però ha sempre una faccina interessantissima. È di piccola condizione e va vestito in un modo! Le camice [sic] aperte sul collo e colla cravatta e il colletto, secondo i giorni; e credo che ne abbia solo una per qualità: Ma poi ha due vestiti, uno nero per la sera, uno grigio per il giorno, con i calzoni corti, e lui li porta con le calze nere lunghe, e le scarpe come quelle del Gaetano, che fanno un effetto!... Poverino!
Quindi tutte le sere ci deliziamo con delle musiche di Chopin, di Bach, di Schumann, di Haydin, di Mendelshonn e di altri classici.
Ti penso tanto, mamma, anche in mezzo ai giochi. Ma non rattristarti! È per pochi giorni, e poi hai il Poldin, la zia Pina, la Nena! Sono contenta di sentire che il Poldin è buono e si diverte e ho una voglia matta di vederlo.
Qui i Giussani stanno bene, la Sig.ra Gina è abbastanza serena e il nostro papà li fa ridere come matti per la sua allegria. L’Avv. e il Carlo vanno sempre su per le montagne e ieri sono partiti per il Bivacco, quel sito dove si dorme all’aperto, e questa mattina avrebbero fatto l’Antelao. Io già non ne farò neanche una di escursione. Ciao, adesso. Mi sono alzata presto per scriverti e sono ancora in camicia; quindi mi farò portare l’acqua calda. Baciami tanto il Poldin, la zo’ Pina, la Nena, la Titina, salutami il Luigi, la Melania e la Sofia, e a te un milione di baci e… “sta allegra”.
Tanti baci dal papà
Antonia