Nelle prestigiose sale del Museo di Palazzo Pretorio di Prato, fino al 6 gennaio 2015, una sequenza di capolavori di Filippo Lippi, Bellini, Caravaggio, Tiepolo, Tintoretto, Jacopo Bassano, offre un’occasione unica per vedere riunite le più importanti opere d’arte provenienti dalla collezione della Banca Popolare di Vicenza, alcune delle quali mai esposte finora al grande pubblico, proponendo un ampio panorama dell’arte toscana e veneta tra il ‘400 e il ‘700. L’esposizione è a cura del Professor Fernando Rigon (Catalogo Skira).
Riunite e ordinate nelle quattro sezioni della mostra, 86 opere tra tavole e tele sono messe a confronto a partire dai soggetti in esse contenute, consentendo di recuperare affinità e rimandi, e di avvicinare, nella lettura iconografica, dipinti di differente scuola e di diversa epoca ed origine.
La prima sezione della mostra, intitolata Imago Magistra, ruota intorno ai soggetti pittorici a tematica religiosa. Prendendo le mosse da quello più diffuso nella storia della pittura, la “La Madonna col Bambino”, questa sezione si snoda attraverso le rappresentazioni dei simboli delle virtù, per passare ai temi ispirati dai testi evangelici e dell’Antico Testamento. Qui è possibile ammirare capolavori assoluti della storia dell’arte come la Crocifissione in un cimitero ebraico di Giovanni Bellini o la Coronazione di spine del Caravaggio, come la Madonna col Bambino e san Giovannino di Jacopo Bassano o la Madona col Bambino di Filippo Lippi. Il rapporto tra Madre e figlio, insieme alla metafora del fiore e del Frutto, reggono il passaggio, in continuo gioco di rimandi e riferimenti, alla raffigurazione delle virtù, in particolare della Carità e della Concordia, rappresentate in mostra da due opere fondamentali di Carlo Dolci e Pietro Dandini.
«[…] il principio di rappresentare i pensieri per mezzo di figure è stato prodotto dalla natura nelle menti umane, e poi ricordato, e poi come insegnato da Dio stesso di bocca propria nella Bibbia e dai sacri scrittori, e parimente da’ sacri filosofi e teologi insieme […]».
Paolo Giovio (1556)
La seconda sezione, intitolata Immagine ideale, espone opere i cui soggetti affondano le radici nell’eredità culturale del mondo greco e romano. Fonte di ispirazione sono la mitologia e gli dei dell’Olimpo, gli eroi e i personaggi celebri dell’antichità classica, le opere letterarie e in particolare i poemi cavallereschi.
In questa sezione si possono ammirare dipinti di estrema raffinatezza formale come l’Apollo di Cesare Dandini o l’Entrata di Alessandro magno in Babilonia di Gaspare Dizioni, insieme ad opere caricaturali e grottesche come l’Allegoria di Bacco di Piero della Vecchia, che ritrae con impareggiabile abilità una sorta di rito orgiastico.
«Dopo che in questi ultimi tempi le lettere poco meno che estinte, sono nell’Italia nostra ritornate a vita […] con esse è rinato l’uso de’ immagini, de’ simboli e de’ieroglifici […]».
Alessandro Farra (1571)
La terza sezione, Il volto dell’idea: il ritratto, offre invece un approccio globale al tema del ritratto. Particolare rilievo viene dato alla lettura del vestito, all’habitus, importante non solo perché delinea il modo in cui la persona ritratta sceglie di farsi rappresentare, ma anche perché si presenta a noi come storia psicologica e sociale di epoche passate.. Passando in rassegna la ritrattistica toscana e veneta soprattutto del Rinascimento, con due approfondimenti riservati ai ritratti ufficiali della Serenissima e a quelli edificanti dei santi, questa sezione consente di ammirare alcuni dei maestri più riconosciuti del genere, da Santi di Tito con il suo Ritratto di Ferdinando de’Medici, al Ritratto del Doge Nicolò da Ponte del Tintoretto.
«Il ritratto porta assenza e presenza, piacere e dispiacere. La realtà esclude assenza e dispiacere».
Blaise Pascal (1670, postumo)
A concludere la mostra la quarta e ultima sezione, dal titolo La Bella Natura, una antologia di opere che affronta il tema della rappresentazione della natura sotto forma di paesaggio e di natura morta, attraverso i dipinti di Zuccarelli, Zais, Cimenti, Scacciati, e che consente una riflessione sul “falso e il vero” della natura trasposta in pittura.
«L’idea […] unisce il vero al verisimile, sempre aspirando all’ottimo, ed al meraviglioso; onde non solo emula, ma superiore fassi alla Natura […]. Non essere altro la bellezza, se non quella che fa le cose come sono nella propria e perfetta natura».
Giovan Pietro Bollori (1672)
Maria Paola Forlani