Firenze – Una detenuta tossicodipendente è morta per overdose nel carcere fiorentino di Sollicciano. Lo ha fatto sapere il sindacato di polizia penitenziaria Osapp, che denuncia carenza di controlli per l'ingresso in carcere di sostanze illegali come le droghe.
Tutto qui il problema? Magari fosse solo questo, perché la questione è più articolata e non è solo un problema di ordine pubblico.
Quel che per noi sembra assurdo è che nel nel 2014 ci sia ancora chi muore di overdose, e per giunta in carcere. Il nostro capo del Governo direbbe che è frutto di una politica che cerca nell'I-phone dove mettere il gettone? Ce lo auspichiamo, perché di conseguenza il premier Renzi dovrebbe prendere provvedimenti... ma crediamo che per il momento il presidente del consiglio dei ministri non prenderà minimamente in considerazione un episodio del genere.
Il contesto socio-economico-sanitario e politico delle droghe è quello più sintomatico per produrre questi risultati: non solo perdite di vite umane, ma anche e soprattutto distruzione di istituzioni.
La donne 36enne morta nel carcere fiorentino non avrebbe dovuto essere lì, perché, per quanto possano commettere reati, i tossicodipendenti sono malati, e non ci sembra il carcere un luogo ideale di cura per malattie così usuranti del fisico e della psiche umana.
La sostanza per curare la sua dipendenza, questa donna avrebbe dovuto chiederla ad un medico che gliela avrebbe dovuta prescrivere nell'ambito di una terapia di liberazione dalla dipendenza.
E invece no! Chissà quale truce spacciatore ha venduto la sostanza a colui che l'ha fatta poi clandestinamente entrare nel carcere di Sollicciano. E chissà quale altrettanto truce trafficante l'ha portata in Italia, tagliandola con chissà che cosa. E chissà a quale sempre truce cartello di narcotrafficanti questa merce, sicuramente prodotta dall'oppio afghano, è stata affidata perché giungesse a Firenze attraverso Iran, Paesi Balcani e motoscafi che hanno attraversato l'Adriatico.
Non possiamo non pensare che proprio ieri il contingente militare britannico della Nato in Afganistan ha dismesso il proprio impegno in quel Paese lasciando una situazione peggiore, rispetto a sicurezza interna e coltivazioni di papavero da oppio, di quando, 13 anni fa, aveva cominciato questa azione che chiamano di pace.
Pensieri ne abbiamo tanti in merito. Ma ne ricordiamo solo uno: quello di milioni di ragazzi che fumano uno spinello e che vanno ad acquistarlo da spacciatori che, per guadagnare più soldi, cercano di rifilare loro -spesso a prezzi promozionali- anche cocaina ed eroina e pasticche di vario tipo.
È strano che la donna 36enne sia morte di overdose a Sollicciano? No, non è strano. Ma drammatico e sintomatico di una politica sorda e complice anche di questa e delle future morti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc