L'impressione è che le grandi lombarde siano ancora dei cantieri in corso. Almeno Cantù e Milano, poiché Varese con l'effetto Pozzecco pare addirittura volare. Smaltiti i settembrini (e altrui) fasti del Mondialbasket, ci rituffiamo nella realtà nazionale.
I campioni d'Italia di Milano sono partiti, dal punto di vista dei risultati, con il piede giusto: vittoria esterna a Cremona, alla prima, subito seguita da quella ottenuta contro la neopromossa Trento. Varese naviga a punteggio pieno grazie anche al trionfo d'esordio proprio contro i cugini-rivali brianzoli. Cantù dalla sua pone rimedio al passo falso nel derby contro la squadra della Città-giardino battendo, seppur con fatica, una volitiva Avellino.
Domenica 19 ottobre, Acqua Vitasnella Cantù – Sidigas Avellino. Non una partita facile per i padroni di casa che riescono, tutto sommato, a tenere il bandolo della matassa andando all'intervallo lungo con 10 punti di vantaggio (43-33). Ma gli irpini sono tenaci e non mollano e completano il sorpasso allo scadere del terzo periodo per merito di una tripla del carichissimo Cavaliero. Si accende la partita e ancora la squadra di Coach Vitucci resiste, sino al 61-63, dopodiché i locali confezionano un parziale di 13-2 per il definitivo 74-65. Per il team di Sacripanti tanto lavoro ancora da fare, con un assemblaggio da perfezionare in attacco, dove talvolta pare che ciascuno giochi un po' per sé, e qualche difetto da limare in difesa. Pane per i denti del perfezionista coach canturino, da sempre propheta in patria. Se il ruolo di centro non è colmato da fuoriclasse, ma da onesti lavoranti (e un Williams al momento molto poco mobile), certo è che il play Johnson-Odom è un toro dirompente. Vero è che Darius, 187 cm x 98 kg, ha una piccola tendenza a perdere qualche pallone di troppo, ma quando vuole spaccare le difese e andare dentro non lo tiene nessuno. Inoltre, l'ex Marquette University ha un tiretto da fuori non male. Come sempre, Cantù in quel ruolo ha pescato benissimo ben compensando con ogni probabilità la partenza verso le sponde milanesi di Joe Ragland. Altro elemento prezioso, un Mister Utilità, si può rivelare Damian Hollis, 12 punti (il 60% da 3) e 10 rimbalzi, il degno sostituto del grande Maarten Leunen, emigrato a cercar nuove fortune e tesori in Germania.
Lunedì 20 ottobre, EA7 Milano – Dolomiti Aquila Trento. È il giorno in cui si alza nel cielo del Mediolanum Forum lo stendardo del 26° scudetto Olimpia, atteso per ben diciotto anni dai tifosi delle Scarpette rosse e giunto infine a giugno dopo una dura battaglia contro gli eterni nemici senesi, oggi malinconicamente scomparsi, a causa di vicende meno prettamente sportive, dal prestigioso palcoscenico della massima divisione. Una serie che è stata comunque epica, fortemente voluta e strappata coi denti (contro l'eroica resistenza dei ragazzi del luogo del più famoso Palio allora allenati da Crespi) dai meneghini, che festeggiano il tricolore in questo posticipo ottobrino. Di quel roster sono rimasti Alessandro Gentile, Nicolò Melli, Bruno Cerella, Samardo Samuels e David Moss. Oltre a Coach Banchi naturalmente.
Trento tuttavia non ci sta a fare da agnello sacrificale e ci prova a giocarsela rientrando dal -10 a proprio sfavore (21-11) sino al -1 dell'intervallo (40-39). Milano patisce nel 2° periodo ben 28 punti: decisamente troppi per i campioni. Eppure nel secondo periodo fa le sue cose migliori Ale Gentile, con due canestri di pura forza, ma anche di grande abilità tecnica (superbo controllo del corpo) e una megaschiacciata. Sale in cattedra a questo punto Samardo Samuels, in questo incipit di stagione estremamente pimpante e tonico: 15 punti, 14 rimbalzi, 7 falli subiti, 3 assist e anche 11/12 dalla lunetta a punire ogni amnesia od errore in difesa da parte dei pari ruolo dell'altra riva. Un valore aggiunto. Un totem. Benissimo anche Linas Kleiza: il lituano è una vera macchina da canestri: 18 punti in neanche 20', con una mano da 3 da far paura (4/5) e una versatilità tecnica formidabile. Figlio di una scuola, quella baltica, dai fondamentali sempre raffinati e perfetti. Bene anche Ragland, transfuga canturino, e il razzente in campo aperto MarShon Brooks (movenze peraltro discretamente eleganti...). Infine Milano se la porta a casa con un perentorio 90-75, che a ogni modo non fa sfigurare i coraggiosi trentini che hanno palesato un eccellente Tony Mitchell – 19 punti e una serie di giocate di gran classe –, i balzi di Keaton Grant e tre italiani che giocano – quasi una notizia di questi tempi... –, ossia Davide Pascolo, Filippo Baldi Rossi e Marco Spanghero (3/3 da 3).
Potrà essere un campionato divertente e molto livellato, anche se si fa fatica a trovare chi sulla distanza delle sette partite, dopo la regular season, potrà infastidire la corazzata di Re Giorgio (Armani). Forse... Sassari? I sardi hanno pur vinto la Supercoppa, primo trofeo stagionale, proprio contro Milano, e hanno una squadra ben allenata e motivata. Chissà che Coach Meo Sacchetti non arrivi fino in fondo per la gioia degli isolani, ormai patiti di basket sino alla dolce follia.
Alberto Figliolia