All’aumentare del prezzo dei cibi sani diminuiscono coloro che se li possono permettere, rendendo dunque elitaria una alimentazione corretta e aumentando le disuguaglianze sociali. Non solo gli alimenti nutrizionalmente sani costano molto di più dei cibi spazzatura, ma il loro prezzo aumenta più velocemente di quello degli altri, come ha svelato una ricerca condotta dall'Università di Cambridge. Gli studiosi hanno preso in esame le abitudini alimentari della Gran Bretagna studiandole nel corso del decennio 2002-2012.
La ricerca è partita con la selezione di 94 prodotti alimentari, dei quali sono state annotate le variazioni di prezzo nel tempo e il livello di salubrità. Giusto per fornire un esempio esplicativo, latte, yogurt, vegetali, pesce, carne di manzo magra e hamburger di soia sono stati considerati alimenti sani mentre pancetta, hamburger di manzo, bevande zuccherate, ciambelle e gelati figurano tra quelli spazzatura. Trattando i dati con particolari filtri statistici per far sì che risultassero attinenti alla popolazione reale, è venuto fuori che in dieci anni i cibi più sani sono rincarati quasi il doppio degli altri. Nel 2002, infatti, 1000 chilocalorie ottenute da cibi sani costavano mediamente 5,65 sterline, salite a 7,49 nel 2012; dall’altro lato, 1000 kcal di cibo spazzatura costavano 1,77 sterline nel 2002 e 2,50 sterline dieci anni dopo, evidenziando un aumento di 0,73 sterline contro un aumento di 1,84, ovvero più del doppio. Dati alla mano, è facile capire che tale tendenza rende sempre più ostico alle fasce di popolazione deboli seguire un’alimentazione corretta, incrementando così le disuguaglianze sociali nei settori sanitario e salutista. Non basta accertarsi che la popolazione non muoia di fame, evento ormai scongiurato in certi paesi, ma è necessario permettere alla cittadinanza di capire quanto sia conveniente una dieta sana. La convenienza non risiede solo nel giovamento ottenuto dalla salute, ma anche dalla qualità della vita che si ripercuote sui rapporti interpersonali e sul lavoro, fisico, mentale o sportivo che sia.
Mangiare bene è un must basilare, come lo sono l’attività fisica e dormire a sufficienza: non è solo il corpo ad ottenerne giovamento, ma anche la mente. È risaputo che gli sportivi seguono diete rigide atte a fornire tutti i nutrienti necessari ed eliminare zuccheri e grassi in eccesso, ma forse non è altrettanto noto che una dieta sana aiuta anche le attività “sedentarie” in quanto le prestazioni celebrali sono influenzate dall’alimentazione. La notizia che Martina Navratilova, tennista pluricampionessa mondiale negli anni Ottanta, seguisse un’alimentazione specifica non stupisce nessuno, ma forse non tutti sanno che anche Vito Barone, giocatore di poker professionista, segue una dieta atta a nutrire muscoli e cervello e ad evitare di appesantire l’organismo, che dovrà affrontare una serie di ore di lavoro. Insomma, in tutte le attività che richiedono molta concentrazione, dal poker professionistico fino ai lavori impiegatizi e agli studenti che devono usare la loro mente, la colazione, il pranzo e la cena richiedono una alimentazione salubre, per evitare di compromettere le prestazioni durante gli impegni professionali.
La povertà alimentare è dunque invalidante su più livelli e Pablo Monsivais, direttore della ricerca, ha commentato che «per riuscire a raggiungere miglioramenti a lungo termine nelle abitudini alimentari, dobbiamo affrontare il problema dei prezzi alti degli alimenti più sani e del loro continuo aumento, influenzato da una serie di fattori tra cui la politica agricola e la produzione, la distribuzione e le strategie relative ai prezzi di vendita al dettaglio». Il problema è stato individuato, ma la soluzione pare ardua da raggiungere. La ricerca suddetta si è svolta nel Regno Unito, ma è facile capire che in molti paesi dell’Unione Europea la situazione è la medesima e non è un caso l’aumento generale dell’obesità.
Chiara Bellucci