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Yoani Sánchez. C'è “14ymedio” per il momento, signori della Sicurezza di Stato
13 Ottobre 2014
   

Stiamo aspettando con ansia che ci permettano di registrare la nostra piccola impresa (…)

Avranno il coraggio di farlo?

 

 

Era un lunedì sera come qualsiasi altro per Juan Carlos Fernández. L’acqua si ostinava a non scendere dalle tubature, così bicchierino dopo bicchierino la raccoglieva dal lavello più basso della sua casa. La famiglia si muoveva intorno alla suocera, che da mezzo anno vive una lunga agonia, e di tanto in tanto questo pinareño* goffo e sorridente dava uno sguardo al suo telefono, per vedere se arrivava qualche messaggio.

Il tran tran si ruppe quando qualcuno bussò alla porta e allungò un mandato di comparizione della polizia. Il Juanca – come lo chiamano gli amici – è abituato al fatto che la Sicurezza di Stato lo chiami a parlare. Il suo lungo lavoro con la rivista Convivencia e il suo disaccordo in qualità di cittadino lo hanno portato in innumerevoli occasioni a celle d’isolamento e stazioni di polizia. Quindi non si scompose e avvertì tutti coloro che lo amano e lo stimano.

Questa mattina si è finalmente trovato faccia a faccia con una funzionaria della polizia nel Dipartimento Tecnico di Investigazione (DTI). L’argomento da discutere era tanto prevedibile quanto invasivo dei suoi diritti. La sua collaborazione con il nostro piccolo giornale digitale è stato il motivo dell’ultima tirata di orecchie che gli hanno dato.

«Hanno steso un atto di avvertenza perché lavoro a una pubblicazione illegale non registrata», mi ha raccontato il Juanca. Con quel mix di malizia e umorismo che lo caratterizza, immediatamente ha suggerito alla signora «di permettere la legalizzazione di 14ymedio». Certo, lei ha risposto solo evasivamente alla sua proposta, perché il fatto di non permettere l’esistenza di mezzi non governativi sembra essere condizione indispensabile per sostenere la stampa ufficiale, così scadente dal punto di vista giornalistico che solo a forza di monopolio riesce ad avere un certo numero di lettori.

«Voi non siete giornalisti», è sbottata la funzionaria. Al che Juanca ha risposto immediatamente: «Senza fare paragoni, nemmeno Martì lo era».

Tra le altre falsità, la polizia gli ha detto che 14ymedio era un giornale finanziato dalla USAID. Per quanto si tratti di un’accusa ripetuta contro tutti i progetti indipendenti, in questo caso dimostra più ignoranza che cattive intenzioni. Questo giornale, in modo pubblico e trasparente, ha una struttura imprenditoriale che è possibile vedere al dettaglio nella sezione ‘su di noi’ di questa pagina digitale.

Proprio questa modalità finanziaria è stata una delle condizioni che ci sono sembrate indispensabili per creare un giornalismo innovativo con un mezzo di stampa sostenibile. A differenza di Granma e di tutti gli altri periodici ufficiali, noi non mettiamo le mani nelle casse dello Stato per fare propaganda politica. Stiamo aspettando con ansia, questo sì, che ci permettano di registrare la nostra piccola impresa nei registri delle società del nostro paese. Avranno il coraggio di farlo?

Vogliamo avere personalità giuridica, appendere un cartello alla porta della nostra redazione e mostrare senza paura una credenziale del nostro mezzo di stampa. Perché ci negano questo diritto? Non si sono resi conto che una stampa confiscata da un partito non risolve la richiesta informativa di un paese plurale e diverso come il nostro? Avranno mai il coraggio politico di creare una legge affinché il giornalismo indipendente passi dalla clandestinità alla vita pubblica?

Quando questa funzionaria mente senza darci diritto di replica, sta facendo uso della sua autorità per commettere un vero e proprio abuso di potere. Il che è ancora più drammatico visto il livello di disinformazione in cui vive sommersa la maggior parte della popolazione cubana e, a quanto pare, anche la polizia politica.

Fasciata nella sua uniforme, anche la funzionaria ha detto a Juanca che il nostro mezzo si occupava di «diffamare e denigrare i successi della Rivoluzione». Con questa affermazione, la signora dice chiaramente che in questo paese posso esistere soltanto mezzi che tessono le lodi del sistema; e, d'altra parte, lascia intendere che lei ha un accesso privilegiato a 14ymedio, perché dalla nostra nascita, il 21 di maggio, siamo bloccati nei server dell'isola. Signora, lei entra con dei proxy anonimi nella nostra pagina? O, peggio ancora, sta parlando di qualcosa che non ha nemmeno visto? Ho paura che si tratti di questo.

Sfido anche questa poliziotta a indicarmi una sola caratteristica dell'attuale sistema politico cubano che permetta di chiamarla rivoluzione. Dove si trova il dinamismo? Il carattere innovativo? Il movimento? Per favore, modernizzate le vostre parole – non per rispetto a questa filologa rinnegata che crede nella semantica dei termini – ma perché, se non confessate pubblicamente di essere arenati nella storia, anchilosati e fossilizzati, non potrete implementare le soluzioni di cui ha bisogno questa nazione.

Durante l'interrogatorio, il nostro corrispondente da Pinar del Río è stato anche minacciato che, se lo avessero visto fare del giornalismo, avrebbe potuto essere arrestato e il suo telefono e la sua telecamera confiscati. Quale baluardo ideologico l'informazione mette a rischio! La verità è che ne capisco sempre meno.

Al punto in cui siamo giunti, tutto è possibile. La repressione, il peggiore stile della Primavera Nera del 2003; i calci delle armi che rompono la porta; il proseguimento della campagna di diffamazione, che ha sempre meno effetto…, questo e molto altro. Ciò che non accade è che, davanti alla paura e alla pressione, noi si smetta di fare giornalismo. C'è 14ymedio per il momento, quindi è meglio che vi abituiate a vivere con noi.

 

Yoani Sánchez

(da Generación Y, in 14ymedio, 7 ottobre 2014)

Traduzione di Silvia Bertoli

 

 

* Di Pinar del Río. (Ndr)


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