Le mie ossa si sono allungate nello sforzo.
Ho dovuto dormire,
il mio corpo ne aveva bisogno
per quello nuovo.
Tornerò a suonare il violino
quello triste,
con le mani in preghiera a sfidare gli dei
E a rimasticare il tabacco con le vecchie
Cammineremo ancora
ridendo, senza vergogna
Con parapendii colorati
sopra muri di cemento,
coperte di erba moquette.
Fingendo di dimenticare
le porcellane sbeccate
dei loro visi innocenti.
Barbarah Guglielmana
Ottobre 2014