La Raccolta Lercaro presenta tre splendidi arazzi antichi di manifattura fiamminga, provenienti dalla collezione d’arte del Cardinale Giacomo Lercaro, il primo arazzo, di grandi dimensioni è ascrivibile all’inizio del XVII secolo, appartiene al ciclo delle “Storie di Quinto Sartorio”, politico e militare della tarda Repubblica romana.
Gli altri due lavori hanno dimensioni leggermente ridotte rispetto il precedente, ma sono di uno straordinario impatto visivo. Riconducibili alla seconda metà del XVII secolo, sono anch’essi di manifattura fiamminga (Bruxelles) e appartengono al ciclo delle “Storie di Quinto Sartorio”. Sono due opere di soggetto storico. Il primo raffigura il Generale romano in ascolto di una cerva bianca, tramite la quale – era solito far credere – che la dea Diana inviasse i suoi messaggi. L’altro arazzo rappresenta una scena campestre, con al centro un suonatore di corno.
Rimasti fino ad ora inediti ed esposti solo nella residenza del Cardinale Giacomo Lercaro, a Ponticella di San Lazzaro di Savena, oggi questi arazzi si svelano al grande pubblico in tutta la loro bellezza, dopo un lungo e complesso restauro eseguito dal laboratorio dell’Associazione Amici del Museo della Tappezzeria a Bologna e realizzato grazie al contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, questi arazzi fino ad ora inediti, vengono oggi esposti in modo permanente per rivelarsi in tutta la loro forza espressiva e per aprire nelle sale inferiori della “Raccolta Lercaro” la sede della “Collezione permanente” che, nel tempo, si arricchirà di preziosi manufatti archeologici.
L’intelligente sapienza del direttore della “Raccolta Lercaro”, Padre Andrea Dall’Asta, di rendere questo museo sempre più dinamico, ricco di storia come una Wunderkammer, riporta al colto ed amoroso messaggio del pensiero del Cardinale Giacomo Lercaro.
«Cioè l’azione di comunione con Dio con gli uomini, è considerata la sorgente di significati da cui si irradia il senso dell’azione dell’uomo nei riguardi dell’ambiente fisico che lo circonda, un fare architettura, arte e urbanistica, che prende a fondamento la radice esistenziale dell’uomo e il suo rapporto con Dio».
Sempre nel territorio emiliano, è bene ricordare, il lascito del Conte Vittorio Cini a Ferrara della sua Casa natale. La frantumazione di quel patrimonio, voluta dalla curia, la dispersione delle opere d’arte, la mancanza di accoglienza e comunione con i giovani, tanto amata dal “grande mecenate”, rimane una dolorosa perdita (che sempre va denunciata) per il patrimonio italiano e per quella solidarietà tanto cara a Papa Francesco.
Maria Paola Forlani