I. IL PUNTO
Un oggetto che si estende, che va, che si dipana da un punto ad un altro punto misura una distanza. Questa distanza, ecco il punto, può essere assimilata allo spazio. Un lembo, una frangia, una zolla, una zona. La distanza, insieme alla durata, è soggetta alle leggi ordinarie della fisica. Il realismo filosofico suole misurare tale distanza con l’ordinario metro dei geometri. E suole avvalersi della percezione per confermare il fatto che tale distanza assieme alla durata rappresentano i costituenti primi (o ultimi, che dir si voglia) della stessa realtà.
II. IL TERMINE
Un oggetto che si sviluppa e si definisce da un termine ad un altro termine misura una durata. Con il termine termine si intende mettere in evidenza la conclusione ultima di un intervallo temporale. E, nello stesso tempo, appunto, il tempo iniziale di una misurazione. Termine e punto sono quindi gli spartiacque del concretarsi di un evento che cade – poi – sotto gli occhi di uno o più osservatori. Nel caso della teoria della relatività ristretta (1905) di Albert Einstein gli osservatori sono sempre più di uno. E sono entrambi, posto che essi siano due, in un certo stato di moto l’uno rispetto all’altro. Se punti e termini rappresentano lo start ed il finish del manifestarsi di una certa realtà nel nostro universo, estensione e durata costituiscono lo sfondo, il quadro, i costituenti primigeni, la cornice su cui è dipinta tutta quanta la realtà. Usualmente queste caratteristiche fondamentali dell’universo vengono chiamate: spazio e tempo.
III. LE DISTANZE & LE DURATE
La velocità della luce è la massima velocità possibile nel nostro universo. Essa ha il valore di 300.000 Km al secondo. Due persone si sono posizionate nel punto e nel termine esatti di inizio e di fine di una stessa strada. Questa strada possiede una linea mediana che è stata accuratamente misurata e contrassegnata con del gesso bianco. Le due persone cominciano a muoversi con velocità diverse dai due posti nei quali (l’uno di fronte all’altro) si sono venute a trovare. Il loro scopo è raggiungere la linea di mezzo della strada. Quando entrambi arriveranno a metà strada le due metà della strada saranno diverse. Infatti al cambiamento dello stato di moto degli osservatori si produce e si verifica anche il cambiamento dello spazio e del tempo. Per cui applicando la nota formula che vuole essere lo spazio dato dalla velocità moltiplicata per il tempo si verificherà che i due osservatori avranno percorso due distanze diverse. Cioè la prima metà della strada avrà un valore numerico difforme rispetto alla seconda metà della strada. Eppure all’inizio della passeggiata le due metà erano state effettivamente contrassegnate da un valore uguale. Per il realismo lo spazio è mutato col tempo e con la velocità. Rimane che l’estensione esiste: infatti sia pure diverse tra loro, le due misurazioni di distanza sono state effettuate, dunque qualche distanza è stata effettivamente percorsa. Ma questa estensione (che all’inizio doveva essere uguale per entrambi gli osservatori) adesso si viene a configurare (sia pure non in maniera massiva) come diversa e incongruente. Per il realismo, a questo punto, le due estensioni (cioè i due spazi percorsi) esistono ma sono contrassegnati da valori numerici diversi (mentre dovevano essere uguali per come si era delineata la camminata degli osservatori). Questo vuol dire che, alla luce della teoria della relatività ristretta: la realtà è dinamica. Anche lo spazio muta al variare dello stato di moto. Ed anche lo stesso tempo muta al variare dello stato di moto.
IV. REALISMO DINAMICO
La percezione varia al variare dello stato di moto dello stesso oggetto. Lo spazio ed il tempo non sono più immutabili ed assoluti come nella meccanica newtoniana ma adesso posseggono una complicità con lo stesso dipinto al quale dovevano fornire la cornice. Sono imbrigliati nello stesso oggetto che dovevano soggettivare. A velocità compatibili con quelle della luce le differenze tra le due estensioni percorse dalle due persone dell’esempio sono notevoli. Si hanno di fronte misure estremamente distanti fra di loro. Dunque la realtà è un progetto dinamico. È sempre in fieri. È un work in progress che non ha fine. Lo spazio non è mai lo stesso ed il tempo non è mai lo stesso. Facendo entrare in scena due osservatori in moto relativo fra di loro la percezione della realtà che si ha davanti cambia notevolmente. E il realismo si pone adesso il compito di riflettere su una realtà plastica e diveniente.
Gianfranco Cordì