Un fine settimana un po' vorticoso, ma a me che sono vagabonda piacciono così, anche perché si combina qualcosa e non si sta sempre a fare ammicchi segnali pizzini et similia, come spesso accade in aula. Dunque giovedì sono venute le donne iraqene e abbiamo già detto. Sono partita venerdì per Pesaro, dove era stata organizzata, col patrocinio della provincia e a cura del locale Istituto storico per la Resistenza, insieme a quello di Como e a un analogo istituto germanico, un convegno intitolato agli "schiavi di Hitler", cioè ai deportati italiani denominati IMI, Internati militari italiani. Ero stata raccattata all'ultimo momento come relatrice tra gli altri perché qualcuno si era ricordato meritoriamente che parlando di Resistenza avevo citato mio padre che fu un IMI appunto. A me era sempre sembrato che insieme alle donne i militari fatti prigionieri da Hitler e tenuti in campi di concentramento e di lavoro senza alcuna protezione della Croce rossa, né alcun riguardo alle regole della convenzione di Ginevra (come a Guantanamo, per dire) fosse la più grande lacuna nella narrazione della Resistenza e facesse della storiografia resistenziale un lavoro incompiuto e per questo anche più destinato ad essere "revisionato" sciaguratamente come sta avvenendo. La proposta di Pesaro e Como e altrove è quella giusta: si portano le prove di un biblico esodo di circa 700.000 militari italiani deportati e tenuti in tremendi campi per quasi due anni, che pertinacemente rifiutarono di aderire alla Repubblica sociale italiana, la famosa repubblichina, e ci lasciarono la pelle circa 80.000 per stenti fame tbc fatica. Una grande lacuna storiografica dovuta al fatto che la Resistenza fu narrata quasi solo per le sue note tradizionali (scontro tra persone armate) e non nel suo aspetto più originale e innovativo di presa di coscienza politica di un intero popolo in variegatissime forme.
Si è trattato di un importante convegno dal quale certo muoverà un filone di ricerca non meno importante. Il modo migliore di far tacere i "coraggiosissimi" giornalisti che adesso sputano veleno sulla Resistenza e tacquero fino a quando la sinistra era più compatta e il Pci faceva impressione, è questo. Che vergogna, non voglio nemmeno parlarne. Oltre alle persone degli istituti storici era presente un dott. Nagel tedesco che si occupa in Germania di studiare appunto la questione, con molta precisione e senza alcuna timidezza. Si tratta di un lavoro predisposto dallo stato tedesco e gliene va dato otto, anche se a quanto pare non serve a far tacere del tutto la mala bestia del nazismo, se ancora gli eredi di Hitler prendono il 7% alle elezioni.
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Il sabato 21 sono stata a Verona, la mattina al seminario del Movimento nonviolento e al pomeriggio a Layca, l'iniziativa presa da "Facciamo breccia" contro la visita di papa Benedetto XVI. Avevo anche un altro importante impegno a Lamon, dove si riuniva la Sinistra europea "adriatica", ma sapevo che ci sarebbe andata Titti Valpiana; quanto alla riunione a Firenze del movimento contro la guerra ci è andata -per la Convenzione permanente di Donne contro le guerre- Elena Beltrame, una delle nostre portavoci: non si può essere dappertutto. Ricevo ogni giorno lettere di varie categorie e gruppi e singoli/e che protestano contro la finanziaria, che appare sempre più come un arnese contraddittorio. Non avrei difficoltà a difendere una coerente finanziaria di rigore, se avesse un verso, una direzione comprensibile e una previsione di effetti ragionevole. So che le finanze sono dissestate e che in questi casi bisogna avere delle priorità (poche e chiare) e fare anche delle previsioni di sacrifici (quanti occorrono e motivati) per ottenere fini significativi (e che non possono essere indicati con termini astratti e generici come sviluppo equità ecc.): (sarebbe strano che uno volesse crisi iniquità ecc.) e non c'è traccia di tutto ciò. Vedremo, anche se so che la prova è dura più che altro per la sua approssimazione e incertezza.
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Il terreno sul quale forse si riesce a fare qualcosa è quello internazionale. Se ne è parlato al seminario del Movimento nonviolento costruito anche su una formula originale e molto utile: Mao Valpiana e Daniele Lugli, che presiedevano i lavori hanno preparato una griglia di domande divise in tre gruppi per le tre sessioni e senza introduzione si è cominciato il dibattito molto sereno e controllato (autocontrollato), davvero da nonviolenti, senza celare anche tensioni e difficoltà, ma con un parlare preciso e non riduttivo. Ho potuto seguire solo la prima sessione e ho perso perciò una parte considerevole dei temi e del loro svolgimento, ma si rimedierà perché verrà stampato tutto nel prossimo numero di Azione nonviolenta, la rivista del movimento. Il pomeriggio infatti in altro luogo della città si concludeva con una tavola rotonda la settimana che "Facciamo breccia" ha dedicato alla visita del papa a Verona e ai lavori del convegno ecclesiastico svoltosi lì: nel corso della settimana hanno fatto eventi di vario tipo la "frocessione" dei gay lesbiche e trans, teatro di strada eventi di piazza spettacoli di esposizione personale ecc. Il sabato pomeriggio una tavola rotonda di riflessione sulla secolarizzazione e sul progetto egemonico del Vaticano: essa pure molto importante, a mio parere.
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Sto pensando che rinasce da lì una posizione laica precisa fondata non destinata a cadere ma a crescere. Infatti si consideri che oggi viviamo in una situazione di secolarizzazione crescente, se si osservano tutti gli indicatori religiosi (matrimoni in chiesa, vocazioni sacerdotali frequenza alla messa domenicale e ai sacramenti) rimediata dalla spettacolarizzazione verso le masse superstiziose, più che credenti. La religione è più che mai un instrumentum regni, un apparato per il voto di scambio e i "laici" storici (gli allora comunisti socialisti repubblicani liberali) ci sono dentro del tutto. Bisogna davvero sostenere il movimento "Facciamo breccia" che è rigorosamente laico e sostiene la sua posizione sia come ricerca e riconoscimento di contributi seri colti e scientifici, ma anche si muove con grande voglia di battute ironia scherno. Insomma ci si diverte pure.
Lidia Menapace