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Maria Paola Forlani. CORCOS. I sogni della Bella Époque 
Una mostra antologica a Padova, fino a metà dicembre
09 Settembre 2014
   

«In un ritratto, quel che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé», era solito affermare Vittorio Corcos.

Sono infatti gli occhi di Elena Vecchi ad accogliere e ad accompagnare i visitatori nella più completa antologica, finora mai realizzata, su Vittorio Corcos (Livorno 1859 – Firenze 1933), uno dei protagonisti della cultura figurativa italiana fra Otto e Novecento, aperta fino al 14 dicembre 2014, a Padova nella sede di Palazzo Zabarella, grazie alla Fondazione Bano (Catalogo Marsilio).

La protagonista di Sogni, uno dei capolavori della pittura di fine Ottocento, talmente popolare da superare la fama del suo autore, è diventata, grazie alla forza del gesto e dello sguardo, come alla suggestiva ambientazione, l’immagine più emblematica della cosiddetta Belle Èpoque di cui ben rappresenta l’atmosfera sospesa tra sentimenti decadenti, sogni dorati e una sottile inquietudine.

Questa grande esposizione, curata da Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, presenta oltre 100 dipinti, in grado di ripercorrere la straordinaria vicenda del pittore livornese, attraverso un considerevole nucleo di capolavori, affiancati a numerose opere inedite, provenienti dai maggiori musei e dalle più importanti collezioni pubbliche e private, che confermano la crescente fortuna critica dell’artista.

La fama di Corcos era peraltro già notevole nella prima metà del secolo scorso. Ugo Ojetti, per cui Corcos «era fatto, come la sua pittura, per piacere», nel 1933, ebbe modo di scrivere: «Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono», e Cipriano Oppo Efisio, nel 1948, «Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno, e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare io, diceva Corcos».

A Palazzo Zabarella, i visitatori sono accolti dall’unico Autoritratto realizzato nel 1913 per la serie dei ritratti di artisti della Galleria degli Uffizi, a fianco del Ritratto della moglie, conservato al Museo Giovanni Fattori di Livorno.

La prima sezione presenta i luoghi magici che, da Parigi a Forte dei Marmi a Castiglioncello, hanno visto scorrere l’esistenza di Corcos, e i ritratti degli amici e delle importanti personalità che ha frequentato, tra cui l’Imperatore Guglielmo II di Germania, Giosuè Carducci, Silvestro Lega, Pietro Mascagni e molti altri, dei quali ha tramandato le immagini non convenzionali, ma di taglio modernissimo, ai posteri. Di particolare rilievo sono gli impressionanti ritratti di Yorick (1889), ora al Museo Giovanni Fattori di Livorno, e del grande editore milanese Emilio Treves (1907) della Collezione Franco Maria Ricci.

Un capitolo particolare è dedicato a Parigi, città in cui visse dal 1880 al 1886 e che lo vide uno dei maggiori interpreti della cosiddetta pittura della vita moderna, assieme a Boldini e De Nittis. Straordinari a tal proposito sono alcune opere in mostra, come Ore Tranquille (1885) e Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne, o come ritratti en-plein air de Woman with dog e La figlia di Jack La Bolina (1888).

Le istitutrici ai Campi Elisi del 1892, uno dei vertici dell’artista livornese, che raffigura una scena ambientata in una dorata giornata d’autunno in uno dei luoghi più affascinanti di Parigi, testimonia quanto Corcos abbia mantenuto costanti rapporti con la capitale francese, ma anche con l’Inghilterra, e come la sua pittura si evolva verso soluzioni sempre più raffinate in un continuo dialogo con la pittura europea.

Il percorso ha il suo centro nel grande capolavoro Sogni, l’opera più celebre di Corcos, proveniente dalla Galleria d’arte Moderna di Roma. Esposto per la prima volta alla Festa dell’arte e dei fiori di Firenze nel 1896, il quadro aveva destato un “un chiasso indiavolato” e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, rappresentata in una posa sconveniente e con lo sguardo sfrontato, superba interprete di una femminilità moderna e inquieta, paragonabile alle audaci eroine di D’Annunzio e Gozzano.

Una serie di dipinti di grandi dimensioni, confermano come, dopo il 1900, Corcos riesca a perfezionare la fortunata formula del ritratto mondano, qui rappresentato da autentici capolavori come il ritratto della Contessa Carolina Sommaruga Maraini del 1901, di Lina Cavalieri (1903), la ‘Venere in terra’, come la definì D’Annunzio, e di Isidora Duncan, la creatrice della danza moderna. Sono immagini modernissime che anticipano, nell’ambientazione, nella posa, e negli sguardi, le icone dello star system holliwoodiano.

L’ultima sezione, La luce del mare, rivela come i suoi soggiorni a Castiglioncello, a partire dal 1910, sembrano riportarlo all’osservazione della realtà e alle gioie della pittura en plein air. Esemplari sono In lettura sul mare (1910), straordinario ritratto di gruppo dall’atmosfera sognante che ricorda gli universi struggenti di Æechov o di Morte a Venezia; o La Coccolì (1915), il ritratto dell’amata nipotina sorpresa sulla spiaggia di Forte dei Marmi.

Non manca, all’interno del percorso di Palazzo Zabarella, un confronto con artisti quali Giuseppe De Nittis, Léon Bonnat, Ettore Tito e altri, coi quali Corcos ha intrattenuto un rapporto di lavoro e di amicizia.

 

Maria Paola Forlani


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