Rosa < rosa < RU SHA, sacro (RU sumero) utero (SHA accado).
Il lemma ‘amore’ in telluserra chiama il lemma ‘rosa’, il fiore più venduto nel mondo dal mercato cibernetizzato di Amsterdam.
Come ‘rosa’ sia una parola fondamentale ci viene garantito da Il nome della rosa, titolo del libro italiano più venduto nel mondo. Umberto Eco, l’autore, lo titolò così per rendere enigmatico al massimo il suo racconto.
La rosa mistica di san Bernardo da Chiaravalle, resa notoria dalla Divina Commedia di Dante – come attributo dell’amore che unisce la vergine Maria al Salvatore ai beati e alla Chiesa terrena – conferma la verità del filo etimologico in titolo: rosa è ‘sacro utero’.
Certo, il Roman de la rose provenzale svierebbe la risposta all’amor terreno.
Il roseo del viso di Lavinia che arrossisce d’amore davanti a Turno che sta per partire verso la morte sollecita il lettore a verificare se questa unica citazione di ‘rosa’ in tutta l’Eneide non sia stata calibrata dal sacerdote etrusco, suo autore.
Ma il cespuglio di rose di Apulejo, che ridà umanità all’asino Lucio riporterebbe sulla giusta via: Iside eternizza con la rosa Lucio diventato suo sacerdote.
Infine, una conferma dall’origine: Gilgamesh riceve una rosa per diventare immortale.
La memoria storica della letteratura conferma la validità del filo etimologico.
L’ibridazione ha moltiplicato i tipi di rosa. La rosa damascena trigintifolia viene oggi coltivata in Bulgaria per cavarne essenza di rose; era, probabilmente, il tipo di rosa più antico. I trenta petali ricordano il numero 30 della Luna, il corpo celeste che i Sumeri avevano più caro: EN ZU, SU accado. SU UR dà soror, e nella civiltà sumero-accada la Luna era sorella del Sole.
L’Amore tra la Luna ed il Sole faceva AN TAR ISH.