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TellusFolio > Critica della cultura > Arte e dintorni | | | | | | Gianfranco Cordì. Il punto di vista di Gabriele D’estetico, pardon: Destefano | | 03 Agosto 2014
Ha cominciato la propria irriverente carriera di artista studiando ed approfondendo la propria tecnica pittorica attorno a soggetti tipicamente calabresi. Asini, contadini, sottoproletari animali da cortile… Si è poi spostato a Roma dove ha conosciuto Vittorio Gasmann ed è riuscito nell’intento di progettare e far mettere in scena alcune sue scenografie per uno spettacolo del grande attore teatrale e cinematografico. Gabriele Destefano – ultima esposizione al MACRO di Roma, sotto la sapiente regia di Philippe Daverio – è un pittore davvero singolare. Sempre controcorrente nella vita come nell’arte. Negli ultimi anni si è spostato in Brasile: i dipinti hanno cambiato soggetto e forma ma non la loro specifica destinazione ideale. Ancora una volta i perdenti della globalizzazione sono diventati il fulcro della tela e della scena artistica. Ma stavolta si tratta di indios, l’Amazzonia, le grandi jungle, i silenzi dei raccoglitori di pepite. Hanno scritto di lui il poeta Jacques Prevert ma anche Robert Altman (regista con cui Destefano ha anche collaborato) e lo stesso Philippe Daverio. I dipinti di Destefano si configurano ed hanno come oggetto sempre delle realtà marginali riviste e riaccompagnate dal pennello dell’artista in guise diverse ed attraverso gesti tecnici diversi. L’Amazzonia troneggia nelle ultime opere; e non si tratta di una grande foresta vista da un pittore Occidentale. La foresta infatti sembra parlare, essa stessa, direttamente all’occhio del fruitore dell’opera. Anni fa a Reggio Calabria il nostro pittore si rese famoso (potremmo anche dire: involontariamente) di una provocazione molto divertente. Durante il festival XXI secolo di Cinema Internazionale l’artista aveva esposto le proprie opere direttamente sulla salita che gli spettatori paganti del festival dovevano percorrere per accedere alla via Marina Alta. Il festival infatti si teneva a livello del mare e precisamente nell’Arena dello Stretto. Insomma, le persone (i “bravi cristiani” come li usa chiamare ancora Destefano) percorrevano quella salita, all’uscita del film, senza nemmeno accorgersi che vi erano delle opere esposte. Destefano così – colto da “eroici furori” – l’ultima sera delle proiezioni portò con sé delle pecore. E gli spettatori si sono trovati davanti degli animali che li guardavano e che indicavano loro la strada per poter fruire dell’arte del loro illustre cittadino. Oggi Destefano vive ancora in Amazzonia ma passa saltuari periodi di riposo nella propria città: Reggio Calabria. Città nella quale le importanti opere (del genere “un albero che cade nella foresta non fa rumore se non c’è nessuno che possa ascoltare i rumori”) sono esposte all’interno del Bar “Camagna”.
Gianfranco Cordì | | | | | Commenti | | | | | | |
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