500 milioni di euro pubblici potrebbero essere utilizzati ancora oggi per costruire il forno brucia-rifiuti più grande d’Europa
Non si tratta di una boutade ma di un rischio reale e concreto che riguarda almeno un milione di abitanti residenti tra i Castelli Romani, il Litorale Laziale e l’area nord-Pontina: il consorzio Co.E.Ma. costituito dal magnate dei rifiuti Manlio Cerroni, dall’Acea e dall’Ama potrebbe utilizzare ancora oggi 500 milioni di euro di soldi pubblici CIP-6 (7x100 della bolletta elettrica) per costruire l’Inceneritore di Albano.
Infatti, questo è quanto stabilito dall’ordinanza n. 3390 del 21 luglio firmata dal Presidente della sezione Terza-Ter del Tar del Lazio dott. Giuseppe Daniele, dal consigliere estensore Maria Grazia Vivarelli e dal giudice referendario Claudio Villorani. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, in buona sostanza, ha accolto “temporaneamente” la richiesta del consorzio Coema di annullare il recente provvedimento del GSE (Gestore del Servizio Energetico) con cui era stata finalmente bocciata la convenzione preliminare Coema–GSE di giugno 2009 relativa ai CIP-6 per la costruzione dell’Inceneritore di Albano.
Si tratta “solo” di un provvedimento giudiziario per così dire “preliminare” e la sentenza definitiva non arriverà prima di giovedì 28 maggio 2015, ma l’ordinanza costituisce comunque una decisione molto pericolosa perché potrebbe spingere il Co.E.Ma ad avviare quanto prima il cantiere per la costruzione del contestatissimo mega forno brucia-rifiuti.
Nei prossimi 8 mesi e fino al 28 maggio 2015, sarà necessario quindi mantenere la massima attenzione attorno al sito della discarica di Roncigliano, dentro cui i monopolisti dei rifiuti vorrebbero costruire ancora oggi l’Inceneritore più grande d’Europa.
Appena pochi giorni fa, il comitato No-Inc e circa 40 residenti di Albano ed Ardea che vivono in prossimità del VII invaso di Roncigliano, avevano lanciato l’allarme e si sono costituiti “ad opponendum” contro il ricorso amministrativo del consorzio Coema.
Quanto prima, però, dovranno costituirsi al Tar anche tutte e dieci le Amministrazione comunali dei Castelli Romani e del Litorale Laziale che sversano i propri rifiuti indifferenziati nel VII invaso e che al momento, invece, risultano ancora del tutto “latitanti”: Albano, Castel Gandolfo, Ariccia, Genzano, Castel Gandolfo, Rocca di Papa, Lanuvio, Nemi, Ardea e Pomezia.
Occorre, infatti, che tutti insieme “ricordiamo” ai giudici amministrativi il “grande imbroglio” che si cela dietro la cantierizzazione fittizia del 29 dicembre 2008 (nella realtà dei fatti ancora mai avvenuta!), ma utile a rientrare nei termini U.E. del 31 dicembre 2008 per accaparrarsi, costi quel che costi, la contribuzione pubblica. Come anche l’ordinanza n. Z-0009 del 22 ottobre 2008 che l’ex Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo scrisse “sotto dettatura” (secondo le Procure di Velletri e Roma) del Gruppo Cerroni per permettere al ras della monnezza di «ottenere un ingiusto ed illecito vantaggio patrimoniale».
Nella speranza, così, di scongiurare il rischio che parta il cantiere per la costruzione dell’Inceneritore di Albano e che l’impianto venga finanziato con 500 milioni di euro di soldi pubblici CIP-6 destinati, in realtà, a fonti di energia realmente verdi.
Prossimi appuntamenti del comitato No Inc: 13 agosto, 5° anniversario dell’AIA n. B3694 del 13 agosto 2009 che autorizzò la costruzione dell’Inceneritore di Albano, cena con sottoscrizione a Villaggio Ardeatino, via ardeatina km 24,650.
Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.
Daniele Castri
p. Comitato No-Inc