Vi spiego perché proseguo il Satyagraha insieme a Marco Pannella,* con il sostegno attivo di oltre 200 cittadini:
- è inconcepibile per uno Stato che si definisca democratico che il boss di “cosa nostra” Bernardo Provenzano sia ancora detenuto in regime di 41-bis (carcere duro). Occorre immediatamente interrompere questa vergogna che mette lo Stato italiano a un livello di criminalità superiore a quello dei peggiori mafiosi o terroristi;
- occorre intervenire immediatamente per garantire le cure oggi negate a migliaia di detenuti che non possono essere “curati” nelle strutture carcerarie. Responsabili di questa situazione sono il Ministero della Giustizia, quello della Sanità e i magistrati di sorveglianza;
- il decreto sulle carceri in fase di conversione alla Camera, nel prevedere le misure risarcitorie per i detenuti che hanno subito trattamenti inumani e degradanti – che noi radicali abbiamo definito “il prezzo della tortura” – non ha corrisposto minimamente a quanto previsto dalla Corte EDU e a principi elementari di costituzionalità. Questo non lo affermiamo solo noi radicali, ma anche la Commissione Affari Costituzionali della Camera che ha espresso seri dubbi circa queste misure chiedendo alla Commissione Giustizia se «siano pienamente rispondenti ai principi stabiliti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nella richiamata sentenza dell’8 gennaio 2013 (causa Torreggiani e altri contro Italia, ricorsi 43517/09 più altri riuniti) ed al principio di proporzionalità di matrice costituzionale».
Oltretutto, gli 8 euro per ogni giorno di trattamenti inumani e degradanti subiti in violazione dell’art. 3 della CEDU, o il giorno di sconto di pena ogni 10 giorni passati in carcere nella condizione suddetta, costituiscono misure inapplicabili per una Magistratura di Sorveglianza già sotto organico e non in grado -da tempo- di affrontare i doveri quotidiani ai quali è chiamata; lo stesso vale per i Giudici civili che dovrebbero ricostruire giorno per giorno e per ciascun detenuto le condizioni di carcerazione nei diversi spostamenti che i reclusi subiscono durante la permanenza nei penitenziari italiani: cambio di cella, di sezione, di istituto;
- occorre che Televisioni pubbliche e private rimedino all’ignobile censura che hanno riservato agli esiti della visita effettuata in Italia (dal 7 al 9 luglio) da parte delle Nazioni Unite tramite il “Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria”. Nel documento redatto e nelle richieste rivolte al nostro Paese dall’ONU ci sono tutti gli obiettivi della nostra lotta e tutti i contenuti del Messaggio al Parlamento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, amnistia e indulto compresi. Gli esperti ONU hanno anche avuto da recriminare su un argomento tabù in Italia come quello del 41-bis, al quale solo noi radicali ci opponiamo. Secondo l’ONU non ci siamo ancora “adeguati ai requisiti internazionali per i diritti umani.
Rita Bernardini
(dal suo Blog, 20 luglio 2014)
* Marco Pannella sta praticando il Satyagraha nella forma dello sciopero della sete, nonostante i medici glielo sconsiglino nel modo più assoluto.