I versi reciti
d’una gaia scienza,
per smarrirti
nel sogno d’una bona lombarda.
(Adriano Angelini, da Centauro, “Fiori di strada”)
Chi camminando lungo la mulattiera che da Morbegno zigzagando sale a Sacco attraverso il bosco, giunto in quell’amena località che porta il nome di Campione, non ha sognato almeno una volta d’incontrare una bona lombarda?
Ecco la storia della mitica pastorella di Sacco1 raccontata dall’illustre storico morbegnese Carlo Giacinto Fontana:2
Buona Lombarda della Valtellina3 e giurisdizione di Morbegno fu da Pietro Brunorio cavaliere parmegiano valorosissimo, mentre passava per Valtellina conducendo l’esercito ducale, presa, stando essa a pascere le pecore e giocare con altre sue compagne e la condusse con seco, facendola spesse volte per ricreazione dell’animo cangiare d’abito e vestirsi delle vesti da uomo, conducendola a caccia facendola cavalcare e fare simili altri esercizi, ne quali molto atta si dimostrava, essendo sempre con esso in ogni viaggio come suo signore, ne mai l’abbandonò, seguendolo con amorevole servitù; e con esso andò ad Alfonso re di Pietro Napoli, perciocché in que’ tempi Pietro guerreggiava sotto Francesco Sforza e s’accostò a lui e così Buona se ne andò seco. Mutatosi poi Brunorio d’opinione deliberò di lasciar Alfonso e accostarsi nuovamente al conte Francesco Sforza e così stando in apparecchio e deliberazione di fuggirsi, non poté la cosa esser tanto secreta, che il re di Napoli non se ne avvedesse e fece secretamente pigliare Brunorio e metterlo in prigione, dove longo tempo senza libertà lo ritenne, per il che Buona se ne andò senza mai riposare da tutti li principi e potentati d’Italia, dal re di Francia, da Filippo, signore della Borgogna, da’ veneziani e da molti altri, da quali ottenne lettere e preghiere per il suo amato signore, con le quali forzato quasi il re Alfonso trasse di prigione Brunorio e lo donò a questa valorosa giovine, la quale riceutelo per rendere maggiore beneficio al suo signore operò di sorte col Senato Veneto che Brunorio fu accettato da quello con grossissima provvigione a’ suoi servizi, per li quali benefici, avendo Pietro Brunorio conosciuta la fede, virtù e valore di Buona, non gli parendo più onesto di ritenerla, come fin qui aveva fatto, la prese per legittima moglie, facendo sempre grande stima di lei in tutte le cose, consigliandosi, seco et essendosi attenuto a molti suoi consigli, acquistò in breve grandissimo nome appresso Veneziani, per essergli tutte le imprese successe prospere. Questa valorosa donna fu sempre nelle occorrenze veduta armata e quando era il tempo di condurre gente a piedi si vedeva continuamente innanzi a tutti adoperarsi da magnanimo guerriero. Fu nell’arte della guerra molto pratica et esercitata e molte volte lo dimostrò e specialmente nella guerra de’ Veneziani contro Francesco Sforza allora duca di Milano si fece conoscere, quando perduto il castello di Pavone nel Bresciano tanta fu la sua virtù e valore che ogn’uno si maravigliò, imperocché armata di tutte l’armi con la rotella in braccio e spada in pugno per la ricuperazione di quello, animosa più d’ogn’altro fu cagione che, datovi l’assalto, si riavesse. Finalmente avendo il Senato veneziano gran fede in Brunorio e nel consiglio e valore di questa donna, li mandò alla difesa e guardia di Negroponte contro li Turchi,4 dove oltre le fortificazioni, che si fecero, mai il turco, mentre colà stettero, ebbe ardire di dargli noia.
Ultimamente essendo venuto a morte il suo carissimo marito Brunorio e sepolto ivi onoratamente, ritornando Buona per venire a Venezia e far confermare la provvisione del padre a due suoi figli, infermossi di male di flusso nella città di Modone, dove, crescendoli ogni giorno maggiormente la infermità, fece fare una sepoltura di non piccol valore, la quale con li propri occhi volle vedere prima di morire e in quella, essendo venuta a morte, fu sepolta.
In località Campione sorge una cappella votiva all’interno della quale una lapide ricorda Bona Lombarda con questa epigrafe:
«Bona Lombarda, a cui unanimi le storie tributano omaggi e lodi, nacque del 1417 fra il gruppo degli umili casolari qui tuttora sorgenti. Virtuosa e bella mentre tra queste selve guidava il gregge istantaneamente richiesta dal visconteo capitano Pietro Brunoro lo seguiva fida moglie in ogni evento nei generosi propositi irremovibile. Sfidò i perigli, difese e salvò il marito, conseguì vittorie e palme. Ammirata da tutti, reduce dalle turchesche pugne di Negroponte, moriva in Modone nel 1468. Altro esempio che anche in poveri tuguri e sotto ruvide spoglie nascondonsi talvolta magnanimi spiriti capaci di ardue e nobilissime imprese».
PROF. D. ANTONIO MAFFEI5 IN OCCASIONE DEL GIUB. SACERD. DI LEONE XIII QUE DI SACCO POSERO 1887
Luciano Angelini
(da 'l Gazetin, giugno-luglio 2014
» ABBONAMENTO € 15,00
ULTIME OCCASIONI – AFFRETTATEVI)
1 Tratto da C. G. Fontana, Selva, o sia raccolta istorica d'avvenimenti seguiti nella Valtellina e contadi vicini... 1749 (SSV Sondrio, 1985).
2 Carlo Giacinto Fontana, discendente da famiglia patrizia di Bema in Val del Bitto, nacque a Morbegno il 10 maggio 1699 dal notaio Giuseppe e da Maddalena dell'illustre famiglia Vicedomini di Cosio. Morì a Morbegno il 5 febbraio 1776. A 19 anni ottenne la dispensa governativa per esercitare la professione notarile senza la laurea in giurisprudenza. Oggi viene ricordato come storico ma soprattutto come grande studioso e raccoglitore di antichi documenti, di cui si servì anche lo storico Francesco Saverio Quadrio per la stesura delle sue “Dissertazioni storiche”. Il Fontana pubblicò soltanto un libretto dal titolo Breve relazione della chiesa e comunità di Morbegno nella Valtellina, stampato a Como nel 1748 da Giambattista Peri, stampatore vescovile; e altri suoi scritti pur se pronti non diede mai alle stampe, come Selva, o sia raccolta istorica d’avvenimenti seguiti nella Valtellina e contadi vicini, dimostrata co’ suoi documenti autentici da Carlo Giacinto Fontana patrizio di Morbegno nell’anno del Signore 1749. Di lui scrisse il Besta: «C. G. Fontana potrebbe figurare, sì, come un precursore del Quadrio, [...] Ma il Fontana che sarà sempre una delizia per gli eruditi, nelle sue Selve bada troppo alle piccole cose» (Enrico Besta, Le valli dell’Adda e della Mera nel corso dei secoli vol. I, Pisa 1940, p. VIII). Piccole cose certo ma da cui pur tuttavia attinsero e attingono tuttora gli studiosi di storia valtellinese. A C. G. Fontana Morbegno ha dedicato una via, nel centro storico, dove ha sede anche la redazione di questo giornale.
3 Bona Lombarda (Cosio Valtellino, 1417 – Modone, 1468), fu moglie del capitano di ventura Pietro Brunoro dei conti Sanvitale di Fontanellato (PR). Dopo la battaglia di Delebio (1432) combattuta tra i veneziani, guidati da Giorgio Corner, e le truppe del Ducato di Milano comandate da Niccolò Piccinino, questi lasciò una parte delle truppe a presidiare la Valtellina, tra di essi il capitano di ventura Pietro Brunoro alloggiato a Morbegno che presidiava la zona della Val Gerola fino a Campione di Sacco, nell'attuale comune di Cosio Valtellino. Fu qui che Pietro Brunoro conobbe Bona mentre pascolava le greggi. Talune fonti parlano di un rapimento, altre di un matrimonio presso la chiesa di Sacco; Bona comunque seguì il marito nelle sue imprese guerresche partecipando attivamente ad alcune battaglie. Il Brunoro passò al servizio del regno di Napoli guidato da Alfonso di Aragona ma fu sospettato di voler tornare al soldo di Milano e imprigionato. Una volta liberato passò agli ordini di Venezia e fu inviato a Negroponte col compito di difenderla dai turchi.
4 La guerra turco-veneziana del 1463-1479 o prima guerra turco-veneziana è un conflitto combattuto tra l'Impero Ottomano e la Repubblica di Venezia per il predominio nel Mediterraneo orientale e conclusosi con la conquista turca dell'Eubea, di parte della Morea e dell'Albania veneta, compensate dall'acquisto veneziano del Regno di Cipro.
5 Il Prof. D. Antonio Maffei, vissuto nel sec. XIX, fu Arciprete di Sondrio ed insigne scrittore di cose storiche ed artistiche.