Questa è vera tristezza,
Gionata,
avere ne le mani e pane e fiori
e non aprirle in dono.
Che altro dobbiamo vedere,
che altro sentire o sapere
per sorgere in piedi?
Uscire dai recinti delle solitudini
e dagli steccati dell'indifferenza,
spezzare la rete dei rinvii,
parlarsi,
cercando con occhi amici
il nostro volto migliore;
scambiarsi questo pane e questi fiori,
per fare conoscenza
nell'abbraccio e nella carezza:
è questo l'altro,
son queste le cose essenziali,
le uniche che sono la sostanza dei sogni.
Non è questo quotidiano
scadere del proprio tempo,
non il peso delle consapevolezze
e del disincanto,
è questa rinuncia,
è questo spreco
che ci invecchiano,
che curvano le spalle a un mesto silenzio.
gigi fioravanti