Maria Grazia Di Biagio è una vera poetessa, una che non si limita a scrivere versi senza leggere, per essere originale e non avere padrini letterari. Sembra impossibile ma ne ho conosciuti tanti di (presunti) poeti che non leggono poesia ma si credono vati e fanno i sostenuti se non li leggi. I versi di Maria Grazia Di Biagio raccontano un amore che non fa rima con cuore ma è ricco di metafore straordinarie e di versi suadenti.
È un anno di parole che non scrivo
e non c’è incuria o disamore, credi,
se ho lavato la matassa dei pensieri
e l’ho stesa al silenzio ad asciugare.
Renato Fiorito – autore di un’ispirata postfazione – ha avuto la mia stessa sensazione di struggente tenerezza nel leggere i versi sopra riportati, forse perché anche lui aveva bisogno di rispecchiare in altrui parole il proprio dolore. Questa è la forza della vera poesia, ma anche della vera letteratura, di una scrittura profonda che non sia volta a realizzare il mero intrattenimento.
Non è cambiato molto da quel giorno
cado ancora come allora
mi sbuccio le ginocchia
ma non piango più, purtroppo
e questo è male, perché il pianto cura,
è pioggia che consola, il pianto.
Ho letto questi versi a mia figlia, certo lei che ha sette anni non ha pensato al male di vivere di montaliana memoria, né al vizio assurdo di Pavese, ma alle sue ginocchia sbucciate e al pianto, facendomi notare che le lacrime sono una pioggia metaforica che cade dai suoi occhi quando è triste, addolorata o soffre. Grandezza della vera poesia che si fa apprezzare da una bambina, come quella del mio amico cubano Felix Luis Viera che parla della figlia lasciata a Cuba per un doloroso esilio quando aveva quindici anni, racconta la sofferenza tangibile d’un padre in fuga.
Cerco in ogni libro una rivelazione
oppure un’intuizione condivisa,
una piccola cosa impertinente,
una violetta sbucata dalla neve
che mi faccia sentire meno assurda.
Cerco la bellezza delle cose
nella disarmonia dell’inatteso,
nelle parole, il senso primo del significato.
Altri versi che raccontano l’importanza di un libro, di una storia, di una pagina scritta, dove cerchiamo soprattutto noi stessi, il senso profondo delle cose, per recuperare stupefatti una metaforica violetta sbucata dalla neve.
Ho mentito.
Non è vero che non sto scrivendo
sono solo versi bianchi
ma ho finito i fogli colorati.
Stupenda la chiusura della raccolta. Il poeta non può fare a meno di scrivere, se ti dice che non sta scrivendo sta mentendo, il poeta è un fingitore, come scrive Pessoa, ma nel caso della Di Biagio è un sincero dispensatore d’amore, che quando finisce i fogli colorati scrive solo versi bianchi.
Gordiano Lupi
Maria Grazia Di Biagio, Nella disarmonia dell’inatteso
Bel Ami Edizioni, pp. 80, € 10