Duecento opere dalle collezioni milanesi – come la Madonna del Roseto (Pinacoteca di Brera), il Gesù Bambino dell'Ambrosiana, il Sant'Antonio del Poldi Pezzoli o i ritratti sforzeschi del Castello Sforzesco – ma anche prestiti dal Louvre e dallo Jacquemart-André di Parigi, dall’Albertina di Vienna, dal Szépművészeti Múzeum di Budapest, dal Museo di Houston e da quello di Washington. Un prestigioso e affascinante percorso, colmo di suggestioni ed echi, nell'arte del Rinascimento per il tramite soprattutto di Bernardino Scapi detto Bernardino Luini (Dumenza, 1481 circa-Milano, 1532), quello che a buon diritto potrebbe essere definito Raffaello di Lombardia, ma anche dei suoi figli e dei contemporanei, quali Bramantino, Lorenzo Lotto, Andrea Solario, Giovanni Francesco Caroto, Cesare da Sesto et alii. Una galleria di tele e tavole ricca, commovente e avvolgente.
La mostra dedicata al Luini sarà al Palazzo Reale di Milano sino al 13 luglio (data in cui cesserà, nella stessa sede, anche quella dedicata a Klimt, mentre l'esposizione di 150 opere di Mimmo Rotella – che magnifico “contrasto”! – proseguirà sino al 31 agosto).
«Questa mostra fa parte del nucleo centrale dei progetti espositivi su cui abbiamo costruito la ‘Primavera di Milano’, il palinsesto di eventi culturali dedicato alla nostra città, alla centralità che ha sempre avuto nella storia culturale del mondo intero, e ai suoi artisti che hanno trovato proprio a Milano la terra fertile per lo sviluppo della loro creatività» la dichiarazione dell’assessore alla Cultura Filippo Del Corno. «Un omaggio dovuto a una grande figura della storia dell’arte milanese e italiana che ha contribuito con il proprio lavoro e la propria personalità a costruire l’identità di Milano».
Questa gran retrospettiva del Luini occupa le sale del piano nobile di Palazzo Reale estendendosi sino alla scenografica, struggente e romantica Sala delle Cariatidi, e ha il pregio di narrare una parabola artistica fra le più felici: dal giovane Luini alla splendida maturità e agli esiti della sua lezione artistica proseguita coi figli, in primis Aurelio (splendidi i monumentali Martirii). Un imperdibile spaccato di un secolo della pittura lombarda (ma sono presenti anche sculture, arazzi, libri e codici miniati).
«La mostra intende dare atto di questa concretezza dell’agire dell’artista, dentro le pratiche di bottega: un modo di procedere ben diverso dalle mitologie romantiche» scrivono i curatori. «La mostra di Luini è nata dentro la scuola e per la scuola. Nel disegnare questo progetto, infatti, ci siamo mossi come insegnanti e non (solo) come studiosi, con l’intenzione di coinvolgere direttamente gli studenti nel momento di preparazione della manifestazione: hanno collaborato infatti sia studenti di diciotto anni che giovani studiosi che si sono formati con noi».
«Tratto questa mostra come se Bernardino Luini fosse un pittore contemporaneo» spiega l’architetto Piero Lissoni. «Ho usato la presenza di monoliti molto efficaci per allestire un’esposizione di circa 200 opere, le quali non toccano mai le pareti. Mi piace l’idea che i dipinti siano leggermente fuori contesto e che dialoghino con Palazzo Reale attraverso un intermediario, le grandi quinte appositamente create».
Come non rimanere incantati innanzi alla Madonna del Roseto (1516-17, cm 70 x 63), così perfetta formalmente così tenera come immagine, maternità dolce senza tempo, il tormento della Passione futura stemperato nella rarefatta e pur toccante serenità del volto e nella gioiosa disposizione del Bambino? Mirabile. Un miracolo di grazia. O la sofferente e, insieme, estatica ieraticità del San Sebastiano (1510, cm 105,5 x 44). O, ancora... Le ragazze al bagno (1513-1514, affresco trasportato su tavola, cm 135 x 235), un'opera di meravigliosa contemporaneità; l'icastico e grottesco Schermo di Cam (1514-15, cm 166 x 140); Susanna e i vecchioni (1515-16, cm 46 x 38,5), soggetto che non poteva certo mancare nel repertorio.
«[...] delicatissimo, vago et onesto nelle figure sue [...] valse ancora nel fare ad olio così bene come a fresco, e fu persona molto cortese e servente de l'arte sua; per il che giustamente se li convengono quelle lodi che merita qualunche artefice che, con l'ornamento della cortesia, fa così risplendere l'opere della vita sua come quelle della arte», scriveva il Vasari. A distanza di secoli, appare il Luini ancora più ornato e delicato.
Alberto Figliolia