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È morta la poetessa Maria Luisa Spaziani
(Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014)
(Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014) 
02 Luglio 2014
   

È morta, all’età di 91 anni, il 30 giugno scorso, la poetessa Maria Luisa Spaziani.

Nata nel 1922 da una famiglia della borghesia torinese, a diciannove anni – studentessa universitaria – diresse una rivista letteraria, entrando così in contatto con diversi esponenti della letteratura di quei tempi: Sandro Penna, Umberto Saba, Leonardo Sinisgalli… Nel 1949, ad una conferenza, conoscerà Eugenio Montale: sarà un incontro decisivo per entrambi. Di quel giorno, e della successiva visita a casa dei suoi genitori allibiti per lo stupore di una tale personalità alla loro porta, la Spaziani raccontò con commosso e divertito ricordo anche in occasione di una sua conferenza poetica tenutasi a Sondrio – organizzata dall’Associazione OTIP-SO di Sondrio, e patrocinata anche da 'l Gazetin – ospite per presentare La traversata dell’oasi - Poesie d’amore (Mondadori, 2002) e a parlare di poesia e vita, insieme al critico e poeta Silvio Raffo, suo grande estimatore.

Ecco cosa disse a quella platea:

Avevo 25 anni e dirigevo una rivista, Il Dado, grazie alla quale avevo conosciuto Ungaretti, Quasimodo, Luzi... ma non Montale (che pure adoravo, Ossi di seppia era la mia bibbia, in casa, insieme a Marcel Proust) perchè di lui temevo la nomea che lo precedeva, di persona scontrosa, avara, inaffidabile.

Quando lo incontrai ad una conferenza stampa al sentire il mio nome fu lui a rivolgermisi, chiedendomi come mai non l'avessi mai invitato a collaborare alla rivista ed io, presa alla sprovvista, trovai il coraggio di invitarlo a pranzo il giorno dopo, a casa dei miei. Ricordo mia madre che commentò: “per fortuna Proust è morto!

Ricordo anche che, ad una domanda di uno spettatore sul suo rapporto con Montale, la Spaziani, con ironia, precisò come a volte, nell'immaginario collettivo, ci si figuri l'incontro di due poeti come l'unione di due anime tutte prese dal discutere sulle rime, i versi e le immagini poetiche. Invece, davvero, non è così: si parla delle uova che stanno per scadere, della pigione da pagare, delle piccole e grandi beghe quotidiane.

Con Montale nascerà quindi quella da lei sempre definita un’amicizia strettissima e un sodalizio intellettuale, mentre dal lato sentimentale Maria Luisa Spaziani era legata a un altro nome del nostro panorama italiano intellettuale di quegli anni: Elémire Zolla, che sposerà e che deciderà in seguito di seguire a Roma, lasciando Torino e suscitando un acceso malcontento in Montale.

Intanto la passione e vocazione poetica della Spaziani prendeva forma, fino a portarla alla pubblicazione di diverse raccolte; per citarne alcune: Primavera a Parigi (Ediz. All’insegna del pesce d’oro, 1954), seguito quello stesso anno da Le acque del sabato (Mondadori), Luna lombarda (Neri Pozza, 1959), Il Gong (Mondadori, 1962), Utilità della memoria (Mondadori, 1966), L’occhio del ciclone (1970).

Nel contempo c’è poi la sua carriera di docente universitaria, di letteratura tedesca e francese, e all’attivo diversi saggi su Proust (che era stata materia anche della sua tesi di laurea, appunto in letteratura francese) e sul Teatro francese del Seicento e del Settecento. La Spaziani si dedicò molto alla raccolta, allo studio e alla diffusione della produzione poetica di Montale e, nel 1978, fondò a questo scopo il Centro Internazionale Eugenio Montale.

Tutta l’opera della Spaziani è stata raccolta in un Meridiano Mondadori due anni fa, a cura di Paolo Lagazzi.

 

Annagloria Del Piano

 

 

 

Buon viaggio cara Maria Luisa, sarai sempre con noi.

P.M. De Maestri propone di salutarla con le Sue parole:

 

 

Non chiedermi parole oggi non bastano.
Stanno nei dizionari: sia pure imprevedibili
nei loro incastri, sono consunte voci.
È sempre un prevedibile dejà vu.
Vorrei parlare con te – è lo stesso con Dio –
tramite segni umbratili di nervi,
elettrici messaggi che la psiche
trae dal cuore dell’universo.

Un fremere d’antenne, un disegno di danza,
un infinitesimo battere di ciglia,
la musica-ultrasuono che nemmeno
immaginava Bach.

 

Maria Luisa Spaziani

(da La traversata dell’oasi. Poesie d’amore 1998-2001)


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