Meris Mezzedimi
La direttrice
Polistampa, 2014, pp. 224, € 12,00
Ambientato alla fine degli anni ’30 del secolo scorso, il romanzo di Meris Mezzedimi, La direttrice, racconta, in un lungo flash back, la storia di una giovane donna di famiglia borghese, che, vincitrice di concorso, lascia il nord Italia per ricoprire il ruolo di direttrice di un collegio femminile in Toscana.
Pienamente consapevole delle sue responsabilità, controlla fin dal primo giorno il lavoro del personale, vuole il rispetto delle regole, non esita a punire un’allieva se sbaglia, si guadagna la piena fiducia delle famiglie. Dimostra una grande sensibilità, una straordinaria capacità di affascinare chi ascolta le sue lezioni, tutto ciò insieme ad una particolare avvenenza ed una raffinatezza di modi che le conquistano l’ammirazione delle adolescenti e degli uomini, insieme all’invidia di parecchie donne.
Partita contro il desiderio della propria famiglia, che l’avrebbe voluta sposa e madre, si sente realizzata, ed è la dimostrazione concreta di quanto l’impegno, l’amore per il proprio lavoro, la serietà, finiscano per vincere su tutti i fronti.
Tuttavia è un compito arduo il suo negli anni ’30, in una società maschilista che lei comunque sembra non temere, in quanto consapevole dei propri punti di forza. Ma è un suo errore di valutazione, e lo capisce quando il giudizio si estende alla vita privata, perché nessuno è disposto a perdonarle uno sbaglio fatto per amore. Viene trascinata nel disonore, mentre niente sfiora né tantomeno infanga il nome dell’uomo che ha sbagliato insieme a lei. Così crolla il mito della direttrice, tirata giù dal piedistallo, in quanto ritenuta esempio di immoralità per ragazze adolescenti.
Dalle pagine di Mezzedimi, che è stato docente e dirigente scolastico, si staglia una figura di donna che lotta, sbaglia, paga, si rialza, sempre da sola. Che osa mettersi contro un pensiero chiuso e provinciale in linea con la cultura dominante, una figura femminile che anticipa i tempi, che non si fa piegare dalle convenzioni, vera, coerente, se stessa sempre. Che invita a riflettere sulla condizione della donna, che continua ad essere troppo spesso vittima, anche in un’epoca storica, la nostra, lontana dal fascismo.
Marisa Cecchetti