Tutto secondo copione. Alla seconda udienza del processo Cerroni, lunedì 23 giugno, la difesa del magnate della monnezza&complici è subito passata all’attacco, in ossequio all’antico detto marinese: «chi mena prima mena due volte». Da bravi avvocati del “salvatore di Roma” – ben protetto da una rete abilmente tessuta e consolidata – hanno saputo cogliere al balzo l’azione diversiva, provvidenzialmente offerta da una sfilza di richieste di costituzione di parte civile presentate da Tizio Caio e Sempronio e tutta una folla di “parti lese” mai apparsi prima sulla scena del famigerato – e famelico – “sistema Cerroni”.
E mentre su altro e imprevedibile piano si sposta la vicenda giudiziaria, un silenzio inesplicabile oscura le fasi di una procedura che sembra votata all’eternità. E il popolo castellano, tanto per restare nel locale, ne approfitta per ricadere nel letargo che tutto ottunde e allontana.
Eppure la discarica di Roncigliano è ancora lì gonfia e tronfia e trasudante veleni. Eppure il settimo invaso continua a ingurgitare la monnezza indifferenziata di Roma ed è prossimo a scoppiare. Eppure sussiste il rischio enorme e concreto dell’apertura di un ottavo invaso. Eppure l’autorizzazione per la costruzione dell’inceneritore, ottenuta illecitamente nel 2008, si trova ancora nella cassaforte di Cerroni. Eppure la gente del luogo continua a stare male, il cancro e la morte per cancro da quelle parti è di casa e la Asl ne è bene informata.
Sembra tacere per ora il Coordinamento No Inc, il vero e assoluto promotore di una lotta legale e di un’intensa campagna d’informazione che vanno avanti ormai da sette anni. Che ha foraggiato e continua a foraggiare l’informazione a tale riguardo fatta a tavolino e senza coinvolgimento. Che ha sostenuto e continua a sostenere battaglie similari contro la delinquenziale gestione dei rifiuti. Che ha presentato a proprie spese una lunga sfilza di esposti penali e smascherato e rese note truffe e collusioni. Che porta avanti l’azione popolare e relative cause civili per un risarcimento – questo sì – dovuto a quei cittadini che vivono e si ammalano nelle zone infettate dalla presenza di impianti di smaltimento dei rifiuti dichiaratamente fuorilegge. Che fanno sapere, mediante il loro sito – noinceneritorealbano.it – che la mobilitazione civile continua, senza altra aspirazione che veder rimettere ordine laddove sembrerebbe regnare incontrastato lo spregio sistemico delle corrette normative e l’assoluta mancanza di rispetto per la vita e la salute umana.
Maria Lanciotti