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Giuseppe Galimberti. La montanara
La casa in cui abito con Soresina è questo paesaggio
La casa in cui abito con Soresina è questo paesaggio 
19 Giugno 2014
 

Quattro parole per chiarire il mio modo di progettare, mi affascina la tecnologia che vorrei servisse ad esaltare e non a mortificare il pensiero di Soresina.

 

 

Sentire nell'aria chiara il canto dell'acqua che corre serve alla fantasia ad immaginare l'umanità che mi piacerebbe esistesse.

Gli uomini veri sono i sognatori, a loro e solo a loro il mondo permette di entrare nel vivo della felicità da sempre presente e da sempre racchiusa nel sorriso dell'altra parte del cielo.

Le canzoni popolari interpretano questa realtà in un modo tanto sottile da far sentir sulla pelle il senso della vita: da bambino desideravo crescere per capire questa sensazione che non sapevo se considerare piacevole o “terrificante”.

Il canto in “falsetto” in una sera d'estate in una baita nell'alpeggio sotto le cime raccontava di Soresina la figlia del sole, un momento del tempo vissuto ha inciso nella mente il progetto di vita.

Qui sarebbe logico mettere un disco con la “montanara” per capire il senso delle parole: lassù sui monti dai rivi d'argento c'è una capanna cosparsa di fiori, era la piccola dolce dimora di Soresina la figlia del sole... in poche righe è racchiuso il modo di vivere da me ritenuto sintesi del piacere d'esistere.

Sono cresciuto in un luogo abitato da chi seguiva alla lettera quel canto, la felicità stava seduta sulla soglia di casa, “il terrificante” l'ha scacciata perché l'umanità è fatta da pochi sognatori e da troppi “pensatori” che mai hanno conosciuto e nemmeno hanno tentato di conoscere Soresina.

Il “terrificante” seduto sulla soglia di casa vuole uomini privi di sogno, non può permettere alla poesia di superare la soglia della baita perché sa che il suo volto arcigno non fa certo paura ai poeti e sa anche che il suo volto feroce è la maschera messa lì a nascondere la sua nullità.

Cantiamo la montanara per chi non la sa” sono parole della canzone che invita i poeti a togliere la maschera di cartone dal volto di questa modernità cresciuta senza conoscere Soresina, ad un architetto non servono le norme dettate da chi teme il profumo dei fiori o della neve che cade, sono aspetti della realtà che sente nel diverso il sapore della vita, l'azzurro intenso della genzianella è un piccolissimo scampolo estivo di cielo invernale sulla distesa di neve gelata, il cristallo di neve è un pizzo prezioso che l'altra parte del cielo ricamava sul lenzuolo di lino del corredo nuziale.

Ho conosciuto la bellezza della casa di Soresina, per una vita ho tentato di farla conoscere a chi non ha avuto la fortuna di vivere al di sopra della banalità terrificante che sembra sia il futuro voluto da questa povera modernità.

 

Giuseppe Galimberti



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