Non meraviglia questo linguaggio oggi assai corrente, chi per un verso, quello del «Dialogo in sms», e chi per un altro, di «Il porcaro della famiglia Savoia» correlati da TELLUSfolio, una vera “porcheria” di rifiuti sematici, con tutto il rispetto!
Ma come si fa a sbarrare un torrente in piena? Per esempio il fraseggio del «Dialogo in sms» che è quello ormai consueto nei battibecchi che non si contano dei blog. Mi si dirà, che non si vive di solo pane, ma anche di salsicce, prosciutti, lardo e quant’altro del “porco”! E vvà bbuono, dicette u monaco! Che dire? Un mare di cose, perché mi è venuto in mente un mio vecchio scritto, che fu pubblicato come «contributo dei lettori» sul Giornale di Brescia nel 2003, per dire la mia, TELLUSfolio permettendo, giusto in relazione ai fatti poco edificanti del momento sul conto della telefonia mobile. Vedrete che è attuale, è profetica, se pur scherzosamente su questioni di «banco degli accusati dei tribunali» ed è anche divertente per il lato comico a conclusione: come dire contenti tutti, fra buoni e cattivi. Eccovi il reperto:
IL TELEFONINO DISCRETO A PROVA DEL MARESCIALLO ROCCA
Colgo un’annotazione, fra le mie carte, che risale all’8 aprile del 1998, per raccontare un fatto curioso che mi è capitato nella suddetta data. Ne ho ricavato una storiella che ho intitolato “Il telefonino discreto a prova del maresciallo Rocca”, in relazione al simpatico personaggio della nota serie televisiva che moltissimi hanno visto. Chiedo scusa al “carabiniere”, che con questo racconto, allegro ma non tanto, viene coinvolta “L’Arma” cui appartiene, ma si potrà capire che è salva da ogni meschino addebito a suo carico, la cui colpa, se colpa si può ritenere, è di essere «fedele nei secoli». A ragione di ciò è meritevole di grande rispetto e considerazione. È un sudario da apprezzare e omaggiare poiché nel tempo si è caricato di sacre immolazioni. In relazione a questo lato, la mia storiella è quindi esclusivamente legata ai figli del dio Marconi, i telefoni, l’argomento del tema annunciato.
Sembra che il telefonino portatile, comunemente chiamato cellulare, oggi sia diventato una calamità, forse un dono, d’inganni ivi celati, di quel dio per chissà quali guai da porre in atto! Sarà forse colpa del nome legato agli automezzi di trasporto dei detenuti? C’è da pensare che nel prossimo domani potrà essere chiamato a deporre, sul banco degli accusati dei tribunali, una nuova generazione di questo sofisticato apparecchio, a causa di illecita convivenza. Forse per Guglielmo Marconi, quel giorno dell’esperimento del telegrafo, era inadatto per “amoreggiare”, perché “senza feeli...ng”! Ma veniamo al fatto del “telefonino discreto”.
Quel giorno di aprile procedevo a piedi lungo una via del centro della città di Brescia, il Corso Garibaldi, e nell’approssimarmi ad una certa traversa, la mia attenzione fu attratta da un automezzo che deviava in quel punto. Il guidatore, nella sua più assoluta naturalezza, era intento a trafficare con la mano sinistra, tramite un fazzoletto, sul suo orecchio dello stesso lato, mentre l’altra mano era al volante. Il modo di premere sull’orecchio di questi m’insospettì, non riuscendo ad essere convincente una possibile ferita da tamponare, o qualche altra cosa lecita, non so. Riflettendo bene si rafforzava invece il sospetto che, con questo camuffamento, telefonava con l’intento di eludere il divieto relativo in quella circostanza di guida, in vigore da poco tempo in quel periodo in Italia. Nel frattempo l'automezzo con quel tizio si allontanò e il fatto finisce qui, ma nel proseguire per la mia strada, fra lo stupore e sbigottimento, continuavo a pensare all’insolito episodio, assolutamente genuino nel suo genere. Non senza amarezza, da un lato, per ovvie ragioni di etica infrante, dall’altro lato invece non potei evitare di “applaudire” per sì tanta arguzia per un comportamento, seppur contorto e finalizzato ignobilmente, tuttavia buono per individui che si apprestano a vivere presso una certa frontiera, quella dell’oltre Duemila, con non pochi difficili annuvolamenti in prospettiva. Naturalmente questa considerazione potrebbe valere per una certa razza di briganti non tanto diversa da quella del Far West leggendario, perciò da giudicare con tutte le attenuanti del caso, giammai, però, da confonderli con quella del fatto in questione, poiché relativo ad una persona che mi era parsa distinta, ed in più, nel contesto di una città, Brescia, piena di prospettive di benessere.
In conclusione, questa è la versione non sufficientemente fondata di un certo episodio e le relative mie riflessioni che ne sono derivate. Può risultare, infatti, nonostante le apparenze schiaccianti, che quel signore, veramente tutto faceva eccetto che telefonare e allora tante scuse. Ma viviamo in un contesto molto difficile, dai numerosi sospetti di degrado della società, e la diffidenza non è mai troppa. Perciò, fatto salvo il caso da me sollevato, vale la morale che ne deriva in modo traslato, poiché quel sempliciotto della mente, alle prese di un’ irrinunciabile telefonata, quel giorno, ha venduto una buona parte delle sua dignità d’uomo, esponendo la sua intima “vergogna” attraverso quell’innocente fazzoletto: di qui la possibile relazione col “carabiniere”, però in lui, il garante della Legge che dovrebbe essere sempre immacolato e mai macchiato da infamanti ingiustizie.
Purtroppo assistiamo oggi a dubbie situazioni in cui, dietro quell’emblematico “fazzoletto”, si riparano spavaldi, molti signori “arricchiti” a buon mercato apparentemente in regola, ma solo grazie all’abilità di rinomati principi del foro e con un’invocata democrazia a farne le spese. Quel “fazzoletto” , del bene e del male, non si sa, oggi rischia di essere confuso con quello dell’apparente candore e innocenza di avvenenti «veline» televisive per esempio, tra fischi e lazzi, ad uso e consumo di un affarismo spietato. Una tardiva Giustizia è arrivata al punto di doversi servire, “chinadosi”, di “consulenti”, quali informatori di prestigio: un altro gran “fazzoletto” sempre pronto a sventolare. È chiaro che in generale mi riferisco a quelli dietro le quinte delle suddette attrattive «veline» e, come se non bastassero alla Legge, quegli altri “consulenti” famosi, nati cresciuti e pasciuti nella malavita, i noti “pentiti”! Si capirà, allora, che il vilipeso “carabiniere” e le discusse «veline» non c’entrano in questo bailamme, risultando delle vittime, perché sono i loro rispettivi «dei falsi e bugiardi» che devono passare la mano o, forse, sarebbe proficuo che si scambiassero i ruoli, mettendo a giusto profitto le loro specifiche abilità nell’ambito a loro più congeniale.
Chiuso il lato serio della questione, non mi è stato possibile evitare di fare certi ragionamenti in relazione ai risvolti comici, sul tema del “telefonino discreto” di nuova creazione. Dato il mio carattere gioviale e a volte burlone, in seguito mi è venuta una certa idea divertente recitando fra me e me, come un dialogo fra attori sul palcoscenico dicendo: «Ma a chi poteva venire una simile idea? ...Al maresciallo Rocca! ...Ma – rispondendo a me stesso - ho guardato molto bene, non era lui quell’uomo al volante», preso nel vortice della recita comica. Un estraneo ipotetico terzo immaginario (sempre in me), presente sulla scena, mi chiede allora, un po’ infastidito e distaccato: «Perché?». Rispondo d’acchito: «Semplice, dal lato della giustizia, per ogni reato occorrono le prove, che quasi sempre sono legate alle impronte sugli oggetti del reato. E nel caso specifico è una meravigliosa trovata per non essere imputati. Non parlando poi della Privacy attraverso il fazzoletto, da rispettare assolutamente».
Riconosco che questa mia trovata comica è alquanto fredda, ed anche deludente, abituati, come si è oggi, a comicità esilaranti di artisti dello spettacolo di gran prestigio, tuttavia ha il pregio di porre in evidenza il genere di linea di difesa, che rasenta l’inverosimile adottata dai furfanti “ben vestiti” che oggi, si prendono gioco della legge. A scanso di possibili equivoci a danno dell’Arma nel «maresciallo Rocca», ho inteso di proposito indicare un personaggio esclusivamente scenico della fiction televisiva, e non un eventuale maresciallo in servizio effettivo, col solo scopo di mettere al giusto posto quei “due” della Legge e della Commedia gemellati dai fatti, sull’esempio dei «Gemelli» del mito disposti allo scambio.
Gaetano Barbella