23 Maggio 2014
Alejandro Torreguitart Ruiz
Caino contro Fidel
Guillermo Cabrera Infante, uno scrittore
tra due isole
Traduzione di Gordiano Lupi
EIF, pp. 180, € 14,00
«La mia colpa più grande è la colpa dell’esule: aver lasciato la mia terra per essere un senza terra, aver abbandonato dietro di me chi stava sulla stessa nave, che io ho aiutato a gettare nel mare senza sapere che significava nel male. Ma io non ho abbandonato la mia nave, è stata la mia nave ad abbandonare me. Molti esuli cubani possono dire di non aver mai abbandonato Cuba: è stata Cuba ad abbandonare loro. Ad abbandonare i migliori. Posso fare un piccolo elenco, certo non esaustivo: il comandante Alberto Mora, suicida; il comandante Plinio Prieto, fucilato; il generale Ochoa, capro espiatorio. Ma l’esilio colma la misura dell'abbandono più della morte, perché ci si sente soli, ci si sente naufraghi di una barca alla deriva come la nostra terra perduta». Caino contro Fidel non è un saggio biografico sulla vita di Guillermo Cabrera Infante, anche se l’autore racconta la vita del più grande scrittore cubano del Novecento. Caino contro Fidel è il romanzo della Rivoluzione Cubana e di tutte le sue contraddizioni, scritto passando dalla prima alla terza persona, imitando lo stile e ripetendo frasi dalle opere di Cabrera Infante. Dopo essere stato l’ultimo traduttore italiano di Cabrera Infante con il postumo La ninfa incostante (Minimum Fax, 2012), ho deciso di curare l’edizione italiana di un testo importante. In Italia non esiste un’opera sul romanziere di Gibara, uno scrittore tra due isole, conteso tra la nostalgia per L’Avana e una vita da esule a Londra. Ho aggiunto note esplicative e riferimenti a testi italiani che l’autore cubano non poteva conoscere per rendere più scorrevole la narrazione. (Gordiano Lupi) |