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Erveda Sansi. Camminare e andare in bicicletta nell’era post-moderna 
Appunti e spunti per chi si candida a governare il territorio
Janù,
Janù, 'Trasporto pubblico' 
21 Maggio 2014
 

L’avanzare dell’età, come ci insegnano anche nei corsi organizzati dall’Asl, impone un quotidiano movimento corporeo e la respirazione di aria pulita, al fine di prevenire vari tipi di patologie e per tenersi più in forma. Ho così pensato di utilizzare la bicicletta per recarmi al lavoro e per svolgere quelle incombenze quotidiane come fare la spesa ecc. per le quali ho l’abitudine di servirmi dell’automobile. Oltretutto mi sembra così di partecipare, almeno in minima parte, alla sanificazione dell’aria che pare abbia raggiunto punte di inquinamento atmosferico molto preoccupanti anche in Valtellina, dovuti in buona parte alle emissioni di gas di scarico tossici di automobili e ciclomotori.

Dalla Valletta a Morbegno i chilometri da percorrere non sono molti, ma mi trovo subito davanti al problema della sicurezza, che rende questa mia passeggiata alquanto pericolosa. Il tratto di strada è ad alta percorrenza e per chi è al volante diventa quasi automatico spingere sul pedale del gas, ignorando i cartelli dei limiti di velocità anche nei pressi dell’abitato; inoltre frequentemente succede che la linea continua di mezzeria venga oltrepassata con sorpassi azzardati. L’eventuale pedone o ciclista che si avventura su questa strada lo fa rischiando la vita, dato che non esiste una pista pedonale o ciclabile; anzi, da una parte, dove un piccolo spazio permetterebbe di pedalare fuori dalla carreggiata vera e propria, non lo si fa perché il dislivello e la costante presenza di cocci di vetro e altri rifiuti comprometterebbero subito le camere d’aria, come mi è già successo. Se il tratto dalla Valletta a Morbegno fosse messo in sicurezza, potrebbe rappresentare la possibilità per molti cittadini di collegarsi ai centri abitati senza dover usare la macchina, considerando che molte persone non la posseggono o scelgono di non usarla: persone anziane, donne con passeggini, bambini, portatori di handicap, pedoni, persone sensibili all’ambiente, turisti, cicloecologisti, disoccupati, studenti, lavoratori ecc. Non dimentichiamo che l’avanzare della crisi rende più difficile ai giovani l’acquisto dell’automobile e nelle famiglie si è tornati alla condivisione dell’auto. Nelle città più grandi questa pratica è diventata d’uso comune anche tra cittadini che non si conoscono, con il nome di car-sharing. Si aggiunga la sporadicità delle corse dei mezzi pubblici, che nel periodo estivo, in assenza di studenti da trasportare, diventano quasi inesistenti. Ad ogni modo lo splendido paesaggio lungo l’Adda permetterebbe piacevoli passeggiate alla scoperta di aironi, anatre e cigni che amano sostare in quest’area del fiume.

Nei paradisi delle biciclette come ad esempio nei Paesi Bassi, anche le rotonde prevedono lo spazio per le biciclette, la precedenza viene spesso data al ciclista e le piste ciclabili e pedonali sono onnipresenti. Infatti alcuni miei amici programmano le loro vacanze in Olanda, perché da quelle parti “è così bello andare in bici ed è a misura di bambino”.

All’inizio di marzo il ministro dei trasporti francese Frédéric Cuvillier ha presentato un piano in 25 punti per incentivare l’uso della bicicletta, uno dei quali prevede il rimborso di 25 centesimi al chilometro per i lavoratori che raggiungono il posto di lavoro in bicicletta (gli esborsi verranno in parte compensati dal risparmio sulle spese sanitarie) e un altro punto prevede una profonda revisione del codice della strada al fine di garantire la sicurezza di chi pedala.

L’attuale sviluppo urbano dovrebbe includere l’incentivazione della mobilità dolce come stile di vita attraverso la realizzazione di strutture viarie consone. Per permettere alle persone di muoversi in sicurezza, le amministrazioni dovrebbero fare da parte loro uno sforzo per la realizzazione dei collegamenti, che prevedono l’incolumità delle persone. Nell’immediato si potrebbe pensare a una maggior attenzione dedicata alla prevenzione, con provvedimenti urgenti tesi a sanzionare le condotte di guida imprudenti degli automobilisti, per la moderazione della velocità compresa la creazione di zone 30, attraversamenti sicuri, eliminazione di vetri e altri rifiuti.

Considerando una soluzione più definitiva del tratto di strada che collega Morbegno alla Valletta, ho pensato ad alcune soluzioni possibili: 1) una passerella in ferro sul lato Adda che costeggia la carreggiata ma che sarebbe distinta da essa; 2) un ponte (anche di legno) sull’Adda, dalla sponda del Comune di Traona a quella del Comune di Cosio, che andrebbe a collegarsi alla pista ciclabile già esistente e un ponte sul Bitto che ovvierebbe all’interruzione del Sentiero Valtellina ad altezza appunto del Bitto (ho sentito usare degli epiteti non molto lusinghieri da parte di turisti tedeschi in prossimità di questa repentina interruzione del Sentiero Valtellina); 3) ripristino del Cumbal (un traghetto che anticamente collegava le due sponde dell’Adda), nell’ambito di un più ampio progetto di museo all’aperto di salvaguardia e ripristino di antiche strutture ed usanze (forni di pietra ecc.). Gli esborsi per la creazione di infrastrutture viarie verrebbero ricompensati con meno spese per la salute, più benessere in generale dei cittadini, attirerebbe i turisti a cui si potrebbe offrire la possibilità di visitare, mediante trekking o ciclismo, una zona bella e interessante sia da un punto di vista storico che naturalistico, come quella della costiera dei Cèch. Temo che rimanendo lo stato attuale della viabilità inalterato i turisti preferiranno altre zone più a misura di donna, uomo e bambino. Inoltre lasceremmo alle generazioni future un’eredità ben poco edificante: non siamo noi quelli che dovrebbero insegnare una cultura del non danneggiamento dell’ambiente e del movimento fisico?

Ciò che va compreso è che la dignità del ciclista e del pedone, ora tenuta in bassa considerazione, è da rivalutare in pieno: se è considerato importante il protocollo di Kyoto, lo deve essere anche il cittadino ciclista e pedone, soprattutto dove si intraprendono lavori di creazione di strade nuove o modifiche di quelle esistenti, dovrebbe essere scontata la creazione di piste ciclabili e pedonali, il ciclista non dovrebbe essere costretto a invadere il marciapiede e il pedone non dovrebbe rinunciare a camminare sulle strade per evitare i rischi connessi alla sua incolumità e a quella degli altri.

 

Erveda Sansi

(da 'l Gazetin, aprile 2014
» ABBONAMENTO15,00)


 
 
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