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Preraffaelliti. L’utopia della bellezza 
A Torino fino al 13 luglio
16 Maggio 2014
 

Settanta capolavori della Confraternita dei Preraffaelliti della collezione della Tate, sono giunti a Torino a Palazzo Chiablese – Palazzo Reale, fino al 13 luglio 2014, dopo un tour mondiale, prima di rientrare a Londra dove verranno custoditi in un’ala dedicata del museo e da cui non usciranno per molti anni.

L’esposizione, realizzata e curata da Alison Smith, capo curatore della sezione di arte inglese del XIX secolo presso la Tate Britain, insieme a Caroline Corbeau-Parsons (Assistente Curatore, Arte Inglese 1850-1915), mentre la voce italiana della mostra è presentata da Luca Beatrice, con un saggio in catalogo e nel video della mostra. L’esposizione allestita con estrema eleganza, che raccoglie vere e proprie icone del periodo come Ophelia di John Everett Millais, L’amata (La sposa) di Dante Gabriele Rossetti, Prendete vostro figlio, Signore di Ford Madox Brown e Sindonia von Bork 1560 di Edward Coley Burne-Jones – intende dar ragione di ogni aspetto tematico del movimento preraffaellita e si articola quindi in 7 sezioni: La Storia, La Religione, Il Paesaggio, La Vita moderna, La Poesia, La Bellezza e il Simbolismo.

Filiazione romantica, il Preraffaellismo occupa nel contesto dell’arte inglese dell’Ottocento una posizione del tutto particolare, nella quale sono reperibili quegli atteggiamenti che preannunciano la lunga stagione del decadentismo. La stessa pluralità di propositi che agita i preraffaelliti, spesso in apparente contraddizione fra loro, denota l’apertura verso interessi culturali compositi, così che il suggestionante richiamo del passato – del Medio Evo come ideale di vita armoniosa, dell’arte italiana che precede Raffaello come esempio di purezza a livello di linguaggio – viene di continuo posto a confronto, talora confusamente, talaltra con risoluzione deliberata, con le realtà culturali coeve in generale e con il pensiero di John Ruskin (1819-1900) in particolare. Quando nel 1848 Dante Gabriele Rossetti (1828-1882), poeta oltre che pittore, fonda la confraternita dei preraffaelliti – subito vi aderirono Willam Holman Hunt (1827-1910), John Everett Millais (1829-1896) e Ford Madox Brown (1821-1893). Com’era avvenuto per i Nazzareni tedeschi all’inizio del secolo, una vocazione misticheggiante accomuna i giovani artisti e, con essa, la convinzione che l’agire dell’artista è una forma di missionarismo. Essi si ritengono investiti dell’alto compito di risollevare, mediante l’arte, le condizioni di vita delle masse lavoratrici che l’espansione dell’industria ha brutalizzato, spegnendo in esse ogni possibile spiritualità. Di qui il riallacciarsi ideale al Medio Evo ma di qui, anche, l’accettazione delle proposte socialistiche. A confermare nei preraffaelliti l’urgenza di un intervento così concepito stanno le rivoluzioni politiche sociali che giusto quell’anno, il ’48 sommuovono l’Europa. Il ’48 è anche l’anno del Manifesto di Marx: pregni di idealismo, i preraffaelliti tuttavia lo rifuggono propendendo invece per quelle teorie che sfoceranno nel fabianesimo.

Nella prima sezione della mostra “La Storia”, sono presenti i lavori ispirati ai drammi di Shakespeare, ed altre opere narrative e a storie medievali. I temi dei Preraffaelliti si basavano sulle loro letture, su ciò che vedevano a teatro e all’opera, ma anche alle composizioni di poeti loro contemporanei come Tennyson o Elisabeth Berett Browining, o alle rovine medioevali di alcuni edifici Londinesi.

Nella seconda sezione sono esposte le opere di soggetto religioso che non erano destinate a luoghi sacri ma alla committenza privata o alle mostre. I temi sono quelli biblici, sovente del Nuovo Testamento ma che si rifanno a un cattolicesimo delle origini. Convinti che il pubblico fosse pronto per la nuova forma d’arte, i Preraffaelliti recuperarono il simbolismo dell’arte cattolica primitiva, venendo addirittura accusati di lanciare messaggi religiosi. Nessuno di loro però era un cattolico praticante e consideravano la Bibbia un libro che conteneva piuttosto storie letterarie e poetiche che non temi teologici.

Lo sguardo dei Preraffaelliti rivolto alle questioni sociali del loro tempo copre la terza sezione “La società contemporanea”. Qui si dà conto del loro pensiero politico tradotto in opere che si caratterizzano come una critica alla società industriale, investiti dal pensiero di John Ruskin loro mecenate ed ideologo.

Il modo di dipingere i Paesaggi, tema della quarta sezione, costituisce uno dei caratteri più originali della Confraternita. Avidi lettori di Ruskin sui i pittori moderni, in cui il critico difendeva Turner e la pittura di paesaggio, i Preraffaelliti abiurarono la visione panoramica a favore della cura di ogni singolo elemento della composizione.

A metà del 1850 Rossetti prese a lavorare con l’acquarello creando una serie di composizioni coloratissime e ricche di particolari. Questi lavori sono stati presi a modello da artisti posteriori anche per le cosiddette arti decorative. In questa sezione si trovano i lavori di Elizabeth Siddall, musa e poi moglie di Rossetti, che incoraggiata da Ruskin iniziò a dipingere.

Verso la metà del 1850 un gruppo di giovani artisti, che s’ispirava ai Preraffaelliti e soprattutto dal lavoro di Rossetti, formò una seconda generazione di Preraffaelliti il cui lavoro è andato oltre l’opera dei fondatori cimentandosi con l’interior design.

Come Millais anche Rossetti era alla ricerca della bellezza, tema di questa sezione, ma un tipo di bellezza che fosse anche nuova e radicale. Nel 1859 Rossetti torna a cimentarsi con la tecnica ad olio, arrivando a comporre opere sorprendenti: le donne ritratte sono sensuali, riccamente descritte e si ispirano ai capolavori di Tiziano e Veronese.

Nella sezione finale, “Il Simbolismo”, si dà conto dell’influsso che l’arte dei Preraffaelliti ebbe sui movimenti artistici successivi. Sia in patria che altrove, il lascito artistico del movimento derivò soprattutto da Dante Gabriele Rossetti, la cui sublimazione della figura femminile in un contesto drammatico, al di sopra di qualunque messaggio morale o letterario predominante, fece una profonda impressione su Edward Burne-Jones e, attraverso di lui, sul Simbolismo europeo.

 

Maria Paola Forlani


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