La città
Ha un fiore rosso nei capelli
la città
cadaveri nei pozzi
d’acqua livida
cieli pallidi a piombo.
Ha una torcia che dal ciglio
trae l’ala dei pensieri.
Ha un coro per piangere
e una spada per uccidere
la città.
All’aria fetida s’avviluppano
voci di cimiteriale immobilità
nel perimetro disarmonico
di collettiva cecità .
Tossiche ciminiere
diffondono veleno
nel cielo nel sangue
che insieme al tempo
s’allenta fino a fermarsi.
Parole di falsa fratellanza
non frenano la mattanza
non fermano la morte.
Tra tempo e tempo
su lastricato nero di crani
trafitti e bagliori nefasti
solitario s’aggira
il desiderio
di non essere mai stati.
Giuseppina Rando
Tante sono le città
dove non vorrei più tornare,
tante case
di cui vorrei dimenticare
l’alito che le affitta,
tanti i giardini
che ho confuso
di menta
di bouganvilles
di ibiscos
e di limoni;
tante le rocce
che non vorrei più salire;
ma gli oggetti, sono tutti con me
ed io
sono tutta impolverata.
Patrizia Garofalo