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Gordiano Lupi. Confesso che ho sbagliato 
Nerudiana cronistoria della rottura con Yoani, visto che molti mi chiedono i fatti
13 Maggio 2014
   

L'articolo (non una lettera aperta, né uno sfogo, chiamiamo le cose con il loro nome) che ho pubblicato pochi giorni fa su Tellus ha fatto il giro del mondo. Non l'avrei mai immaginato. Non era il mio scopo. Soprattutto perché ho scritto decine di libri su Cuba, affrontando problemi che Yoani non ha mai affrontato, libri dei quali ha parlato soltanto il mio piccolo mondo underground. L'articolo si proponeva di dire che da oggi in poi non voglio più essere accomunato alla figura di Yoani Sánchez. Molti sono stati i commenti sconcertati. Molte le richieste di chiarimenti. Torno sull'argomento per dire che non si possono dare spiegazioni su Twitter, almeno io non ci sono abituato, non riesco a fare un simile sforzo di sintesi. Inoltre, non ho la minima intenzione di processare Yoani Sánchez, perché la blogger non ha commesso alcun reato. La mancanza di educazione, la poca riconoscenza, la scarsa sensibilità non sono fattispecie perseguibili in sede penale, ma soltanto nel vecchio e desueto mondo morale che sono abituato a frequentare.

Yoani Sánchez continuerà a vivere la sua vita e io la mia. Tutto qui. Alcuni giornalisti mi chiedono i fatti, i motivi di un'imprevista dissociazione, sperando che riveli enormi nefandezze. Resteranno delusi. Posso solo raccontare la mia esperienza e la storia di una disillusione, che per alcuni non sarà un “fatto”, ma che per me è sufficiente a troncare il rapporto.

Tutto cominciò su Tellus ed è giusto che tutto finisca qui. Fu proprio la blogger a contattarmi – oltre sette anni fa – scrivendomi una lettera amichevole e informale con la quale mi chiedeva di tradurre il suo blog in italiano, perché aveva visto alcune mia traduzioni su Tellusfolio, che facevo volontariamente dopo averla scoperta. Tra me e Yoani non c'è mai stato un rapporto economico, ma solo condivisione di un progetto e di un'idea. Mi ero reso conto che scriveva molte cose che avevo sempre pensato e ritenevo giusto accantonare le mie piccole produzioni per dare voce a una blogger coraggiosa. Ho cominciato a girare l'Italia – a mie spese – per far conoscere il pensiero di Yoani, con lei che si prestava spontaneamente a collegamenti da Cuba tradotti in diretta. Sono stato a Torino, Aosta, Viareggio, Pisa, Pesaro, Roma... non ricordo tutte le tappe di questo Yoani-tour. Ho trovato a Yoani un editore italiano: Rizzoli. Non da solo, certo, ma con l'importante collaborazione di un noto giornalista italiano, che credo non voglia essere nominato, quindi non lo farò. Subito dopo il blog di Yoani è stato acquisito da La Stampa e solo in quel momento è nato un rapporto contrattuale tra me e il quotidiano torinese, in qualità di traduttore. Rizzoli mi aveva fatto lo stesso contratto per la traduzione di Cuba libre. Non ho mai riscosso percentuali da agente letterario. Io non ero l'agente di Yoani. Pensavo di essere un amico e un importante collaboratore. Un giorno Yoani mi scrisse che “dovevo essere il suo traduttore in ogni pubblicazione italiana”. Non ha tenuto fede a quella parola, che avrebbe ricompensato il mio impegno per lei, perché quando cominciò a collaborare con Internazionale venni estromesso dal rapporto di lavoro, senza che lei muovesse un solo dito per tutelarmi. Prima frizione, sulla quale sono passato sopra, ma ero consapevole che se Yoani avesse voluto, le cose sarebbero andate diversamente. A questo punto Yoani ebbe la grande idea di firmare un contratto con un'agente letteraria che la rappresentasse in Italia. Il fatto che una paladina dei diritti umani si serva di un'agente che tuteli i suoi interessi economici stona non poco, ma lasciamo stare. Fino a quel momento avevo organizzato tutto io, gratis e in amicizia, perché così era nato il nostro rapporto. Accade l'inevitabile. La sua agente – Erica Berla – comincia a “remare contro” per mettermi fuori dal gioco. La capisco, in fondo è il suo lavoro, ha trovato la gallina dalle uova d'oro e vuole che le frutti il 20% su ogni contratto, senza intromissioni da parte di un dilettante come Gordiano Lupi. Erica Berla fa di tutto per farmi estromettere dalle traduzioni e fa pressioni con La Stampa perché venga assunto un traduttore di sua fiducia, cioè uno del suo giro. Yoani non fa niente per tutelarmi. Se ho continuato a tradurla fino a ieri lo devo soltanto a Mario Calabresi. L'agente di Yoani contratta con Rizzoli la ristampa in edizione Bur di Cuba libre e per aggiungere 20 pagine fa mettere sotto contratto il suo traduttore, escludendomi da un'opera che io avevo voluto. Yoani non muove un dito per tutelarmi, anzi, quando glielo faccio notare si mostra persino contrariata e indispettita. Non dovevo essere io il suo traduttore italiano? Forse i tempi erano cambiati... Yoani era diventata una macchina per fare soldi e il solo a non rendersene conto ero io. Veniamo al viaggio in Italia, avvenuto un anno fa. Ho già parlato dell'episodio di mia suocera tenuta sulle scale ad attendere una risposta sulla data del suo arrivo. Non ho ancora detto che sia io che mia moglie le abbiamo fatto almeno trenta telefonate a Cuba per avere la certezza sul giorno del volo. Yoani si negava sempre o dava risposte evasive. In compenso la sua agente faceva di tutto per mettere intralci e porre ostacoli al viaggio. Ho saputo la sua data d'arrivo soltanto due giorni prima, non da lei, ma dal suo editore spagnolo. Va da sé che questo inspiegabile comportamento ha procurato disagi e frizioni con gli organizzatori dei vari eventi. Nei tre giorni della permanenza italiana, Yoani ha tenuto un atteggiamento freddo, scostante, distaccato, restando sempre incollata a Twitter, senza mai alzare gli occhi sulle bellezze di una terra che vedeva per la prima volta, mentre viaggiavamo da Roma a Perugia, per poi toccare Torino e Milano. E io mi chiedevo con tristezza: “Questa è la persona che ho tanto idealizzato?”. Tra le poche cose che mi ha confidato c'era la grande preoccupazione economica di non esporsi mediaticamente perché la sua agente aveva detto che rischiava di perdere il Premio Ischia (che non ha preso). La permanenza italiana di Yoani è andata avanti alternando pose da diva, incomunicabilità e bizze con la stampa, perché non voleva rilasciare interviste. Ricordo ancora la figura meschina che mi fece fare a Bergamo, dandomi in pasto ai giornalisti locali che giustamente volevano parlare con lei.

Fin qui non ci sono i “fatti” che molti giornalisti mi hanno chiesto, ma le mie opinioni. Verissimo, ma bastano e avanzano per incrinare un rapporto di fiducia. Un “fatto”, però, lo voglio scrivere. Una mail che circolò in rete un anno fa nella quale la blogger scriveva alla sua agente per dire che non sarebbe tornata in Italia per fare due conferenze pagate “soltanto 5.000 euro”. Yoani mi scrisse dicendomi che la mail era falsa, inoltre si disse meravigliata che avessi potuto credere una simile trappola tesa nei suoi confronti. Ebbene, allora sostenni pubblicamente la versione della mail falsa, ma sono sempre stato convinto del contrario. Quella mail era vera e qualcuno l'aveva messa in rete per costringere Yoani a fare le conferenze. Yoani tornò a Roma ma i più attenti ricorderanno che non andai a riceverla. Molti amici e i pochi che si occupano di quel che scrive Gordiano Lupi, si erano accorti che da un anno a questa parte il mio rapporto con Yoani si era incrinato. Tacevo per quieto vivere e perché avevo un contratto da rispettare con La Stampa. In fondo, se avessi mollato avrei fatto soltanto il gioco della sua agente, ma credetemi, ho passato un anno a tradurre Yoani controvoglia. Adesso posso “vuotare il sacco” e “liberarmi di un peso”, perché Yoani – con un ultima bassezza – ha rescisso il contratto con La Stampa, perché non valeva la pena, pagavano troppo poco. Ma la scorrettezza più grande è stata che a me – il suo traduttore italiano, quello che avrebbe dovuto tradurla per sempre – non ha detto niente della decisione di cessare la collaborazione con il giornale torinese. Penso che ce ne siano abbastanza per dichiararmi deluso e disilluso da Yoani Sánchez, che ha dimostrato di tenere molto di più ai rapporti economici che ai rapporti amichevoli, ai contratti milionari piuttosto che alle idee, ai premi sostanziosi piuttosto che alla diffusione del libero pensiero. Sono stato uno dei maggiori responsabili della conoscenza di Yoani Sánchez in Italia, ho contribuito a diffondere la sua immagine scrivendo due libri su di lei (gratis!) e firmando decine di articoli sulla sua attività (gratis!). In cambio ho ricevuto l'ingratitudine della blogger e la repressione del governo cubano, che a me e a mia moglie vieta di mettere piede sull'Isola, mentre a Yoani permette di fare la spola tra Miami e la Spagna. Confesso che ho sbagliato. Che altro posso fare?

 

Gordiano Lupi

 

 

Traduzione in spagnolo » DesdE La Habana, 28 maggio 2014


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