Yoani Sánchez ha disdetto il contratto con La Stampa e ha fatto di me un uomo libero, ché fino a ieri non potevo dire quel che pensavo, visto che la traducevo. Adesso che non ho più alcun legame e che gli interessi della blogger più ricca e premiata del mondo vengono gestiti dalla sua agente, Erica Berla, posso togliermi i sassolini dalle scarpe. Mi stavano facendo un male…
Ho avuto il torto di credere nella lotta di Yoani Sánchez ritenendola una lotta di David contro Golia, una lotta che partiva dal basso per colpire il potere, una lotta idealista per la libertà di Cuba. Mi sono dovuto rendere conto – a suon di cocenti delusioni – che l’opposizione di Yoani era lettera morta, per non dire di comodo, come per far credere al mondo che a Cuba esiste libertà di parola. Ho cominciato a dubitare che Yoani fosse non tanto un’agente della Cia – come dicevano i suoi detrattori – quanto della famiglia Castro, stipendiata per gettare fumo negli occhi. Ma anche se non fosse niente di tutto questo, basterebbe il fatto che mi sono reso conto di avere a che fare con una persona che mette al primo posto interessi per niente idealistici. Una blogger che conduce la sua vita tranquilla, che a Cuba nessuno conosce e che nessuno infastidisce, che non viene minacciata, imprigionata, zittita, che non ha problemi a entrare e uscire dal suo paese. Per la sua bella faccia mi sono preso offese e minacce di castristi e comunisti italiani, per aver condiviso una lotta inesistente, un sogno di libertà sperato da molti, ma non certo da lei, che pensava solo al denaro proveniente da premi e contratti. A questo punto non lo so se Yoani Sánchez è un’agente della Cia o della Rivoluzione Cubana. Non lo so e non m’interessa neppure di saperlo. So solo che non è la persona che credevo. Tanto mi basta.
Un episodio su tutti avrebbe dovuto farmi aprire gli occhi sulla realtà, oltre un anno fa, quando mandai mia suocera a casa di Yoani per chiederle chiarimenti sul viaggio italiano. Ebbene, la fecero attendere sulle scale. Non la fecero passare neppure in sala. Un comportamento molto strano per un cubano del popolo. Avrei dovuto credere a mia suocera quando mi diceva: “Quella gente non lotta per la libertà di Cuba. A loro interessa solo riempirsi le tasche”. Non l’ho fatto e ho sbagliato. Ho creduto in una lotta ideale che non esisteva. In realtà lo scopo di Yoani Sánchez è sempre stato quello di diventare ricca e famosa. Adesso l’ha raggiunto. Adesso stia lontano da me, che ho perduto persino il diritto di rientrare a Cuba, mentre la principessa delle blogger entra ed esce come se fosse un moscone che un po’ ronza all’Avana, un po’ a Miami. La parola farfalla non le si addice. Moscone è il termine più confacente. Adesso Yoani Sánchez aprirà un periodico farlocco, come li chiamiamo qui in Italia, qualcuno dei servizi glielo traduca in cubano, io non lo so fare. Un periodico farlocco come L’Avanti di Lavitola, con tutto il rispetto per Lavitola. Aprirà un giornale, insieme ai suoi amichetti, che a Cuba non leggerà nessuno, perché consultabile on line. Ma a Yoani cosa importa? A lei basta che qualcuno lo finanzi, che si legga a Miami, tanto tanto in Spagna, che la comunità cubana continui a illudersi per una paladina inesistente.
Fin qui abbiamo viaggiato insieme, cara Yoani. Adesso basta. Il mio viaggio prosegue da solo, lontano dalle tue mire. Tocca anche Cuba, certo, che fa parte della mia vita, anche se molti cubani mi hanno deluso. Proverò a non pensarci, per rispetto a mia moglie, che è una cubana del popolo e non ha niente a che vedere con la tua alterigia borghese. E poi, l’ha detto anche Fidel Castro che sarà la storia a decidere. Vediamo chi assolverà.
Gordiano Lupi