Valentino Mazzola
Il lento planare di un gabbiano
nei remoti mari della memoria,
sotto il Castello di Cassano
il gran fiume, e le porte dell'Alfa,
le braccia larghe come ali
per un tiro o un colpo di testa...
Goal!
Era il tempo degli stadi popolari
alla luce dolce e furiosa del giorno
o sotto la pioggia battente
come la fame degli anni di guerra
negli stomaci rattrappiti.
Alle finestre di alte case di periferia
s’accalcavano spettatori improvvisati:
nessun prezzo bastava per le dieci
casacche granata più Bacigalupo.
Tenevi i figli per mano
in una fotografia in bianco e nero
rubata al Tempo, quella primavera
troppo rapida e finita con lo schianto
cieco sulle pietre bianche di Superga.
Frammenti di silenzio ardevano
più che lacrime non versate,
e onde di lagune perdute
fra camion e brume, ricordi
di arene di guerra per gare casuali
di atleti smagriti, camicie bianche
e calci alla sorte, le macerie nel cuore,
e i trionfi nell'Italia che rinasceva...
– Goal! Goal! Goal! –
e Lisbona dal cielo infinito,
il volo fatale, l'ultimo,
nella lacrimosa nebbia,
per passare a gloria
prematura, imperitura.
Goal!... e piangeva l'Italia intera.
Alberto Figliolia