Dopo aver posto, e ottenuto, la fiducia sulle (ahimè poche) modifiche alla legge sulle droghe, Matteo Renzi, che ha tenuto per sé le deleghe per la gestione del Dipartimento sulle politiche antidroga, dovrebbe prendere in seria considerazione la decisione di chiuderlo o riformarlo alla radice.
Negli anni in cui è stato retto dal tandem Giovanardi-Serpelloni il DPA s'è distinto solo ed esclusivamente per una gestione prepotentemente anti-scientifica arrivando a spendere milioni di euro per farsi pubblicità con decine di inutili siti web e altrettante inefficaci campagne di “prevenzione”.
Ci sarebbe da chiedere i danni ai due ma, vista la grande attenzione del Presidente del Consiglio ai costi della pubblica amministrazione è a dir poco auspicabile che s'adopri affinché le attività del DPA vengano portate avanti esternalizzandole verso eccellenze scientifiche, come per esempio il CNR, al fine di elaborare dati reali e non desideri di questo o quel alleato politico, e rafforzando la collaborazione cogli operatori del settore che non hanno come missione la redenzione dei tossicomani ma la loro cura – cura da ricercare anche con l'uso medico delle stesse sostanze intossicanti.
Quindi si cambi verso chiudendo il DPA e tutto ciò che di inutile e dannoso ha sempre significato, e si crei un'Agenzia sulle politiche sulle droghe più snella e capace di far tesoro delle migliori pratiche nazionali e degli esempi di efficienza ed efficacia che ormai da anni danno risultati consolidati in mezza Europa.
Marco Perduca
Fonte: www.radicalparty.org, 30 aprile 2014