Il 15 aprile 2014 sono passati quattro anni dalla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 138 del 2010 sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sentenza storica per il nostro Paese, come testimoniato anche dallo straordinario dibattito che ha suscitato nel mondo del Diritto.
In tutto questo tempo il Parlamento non ha compiuto alcun passo avanti reale e significativo.
Nel frattempo la giurisprudenza italiana è andata avanti sulla strada indicata dalla Corte Costituzionale: nel febbraio 2012 il Tribunale di Reggio Emilia ha stabilito che lo straniero che abbia contratto un matrimonio fuori dall’Italia con un cittadino straniero dello stesso sesso deve essere qualificato quale “familiare”, ai fini del diritto al soggiorno in Italia; nel marzo 2012 la Corte di Cassazione ha chiarito definitivamente che la differenza di sesso non è un connotato essenziale del matrimonio. Recentemente è intervenuta anche l’Ordinanza del Tribunale di Grosseto del 3 aprile 2014 che ha accolto il ricorso di due italiani che si erano sposati a New York, ordinando la trascrizione del loro matrimonio.
Anche l’Europa ha fatto molti ed importanti passi avanti in questi 4 anni: sono ormai 10 i Paesi che riconoscono il diritto di sposarsi alle persone dello stesso sesso, tra questi Portogallo, Islanda, Danimarca, Francia e Regno Unito. Altri 17 Paesi europei riconoscono varie forme di Unione Civile.
L’Associazione Radicale Certi Diritti, con il sostegno di Radicali Italiani, ha aperto alla sottoscrizione della società civile un manifesto-appello indirizzato al Legislatore che sproni quest’ultimo a legiferare urgentemente nella direzione del riconoscimento delle coppie e delle famiglie omosessuali.
Dopo aver inviato a tutti i membri delle commissioni Giustizia e Diritti Umani di Camera e Senato il volume “Dal Cuore delle Coppie al Cuore del Diritto” (che illustra i passi che hanno portato alla sentenza 138/2010), adesso è il momento di recapitare alle camere un nuovo messaggio (anche a nome tuo, se lo vorrai): l’Italia deve uscire dal tunnel dell’indifferenza nei confronti delle sentenze che – a più riprese – hanno certificato le pericolose asimmetrie tra Diritto e Legge, a discapito di quelle disposizioni costituzionali, quelle regole, che lo stesso Stato che le viola ripetutamente si è dato.
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